Le operazioni per la creazione dell'AUSL unica della Romagna non vengono rallentate nemmeno dai sindacati che fondamentalmente sposano la linea della Regione

Il percorso avviato per la creazione dell'AUSL unica della Romagna pare non avere soste, nemmeno nel caldo di agosto.
Un po' tutte le forze politiche si sono espresse e, chi più e chi meno, tutti hanno condiviso l'obiettivo della creazione di questa nuova mega azienda sanitaria, una delle più grandi d'Italia. Eppure i nostri dubbi rimangono e restano immutati e senza risposte. A fronte di un risparmio tutto da dimostrare, si vanno a colpire, depotenziandoli, i piccoli ospedali, come quello di Lugo. Continuiamo a chiederci come mai, se fare l'AUSL della Romagna è così economicamente conveniente, non si faccia la stessa cosa anche in Emilia. Così come continuiamo chiederci, malgrado tutte le dichiarazioni circa le supposte valorizzazioni delle eccellenze, cosa diventerà l'Ospedale di Lugo, quali reparti e servizi resteranno e con quali caratteristiche.
Ci aspettavamo un intervento forte da parte dei sindacati, anche perché questa operazione riguarderà centinaia e centinaia di lavoratori, ma così non è stato. Sta proseguendo la discussione fra CGIL, CISL e UIL da una parte e Conferenza socio sanitaria della Provincia di Ravenna dall'altra, ma ci sembra che i risultati siano ancora scarni. Pare che i tre sindacati siano fiduciosi sulla creazione di una struttura ospedaliera “a rete” (qualsiasi cosa ciò significhi), con la valorizzazione delle eccellenze di ciascun ospedale, più domiciliarità e potenziamento dei servizi territoriali. Vaghe parole, ripetute come una mantra da mesi anche dal Presidente della Provincia di Ravenna, Claudio Casadio. Parole che, però, non chiariscono quale sarà il futuro dell'ospedale di Lugo e che, comunque, non fanno ben sperare, alla luce del progressivo depotenziamento che già si è verificato in questi anni.