sabato 28 maggio 2011

"Amare la natura per salvare noi stessi"

Dalla cultura dei diritti all'etica della responsabilità.

Intervento di Paolo Galletti alla Convention nazionale della Costituente Ecologista del 21-22 maggio

“investi nel millennio,pianta una quercia” (Wendell Berry)

“ La terra ci è data in prestito dai nostri figli” (primo incontro dei verdi italiani a Pescara 1986 )

 

La dichiarazione dei diritti umani del 1948 resta un punto di riferimento ancora largamente inattuato nel mondo.

Ma oggi la crisi mondiale della società tecnologica ed industriale ci pone di fronte alla necessità di una nuova etica adeguata ai tempi che corrono.

Il rischio reale di catastrofi indotte dallo sviluppo industriale e dagli stili di vita dominanti mette a rischio la

stessa sopravvivenza della specie umana o comunque drastici cambiamenti peggiorativi nel suo modo di vivere sul pianeta.

Il tema di un'etica ecologica si pone con urgenza e molti filosofi,teologi,religiosi,sociologi,scienziati lo hanno affrontato perlomeno fin dagli anni ottanta del secolo scorso. In particolare Ivan Illich oggi merita una rilettura.

Personalmente ricordo Rudolf Barho, esponente dei Grunen tedeschi, ex dissidente, comunista democratico, della Germania Est, a Milano alla fine degli anni settanta parlare di superamento della coscienza di classe per LA COSCIENZA DI SPECIE.

Alla base di una nuova etica ecologica, che chiamerei etica della responsabilità, c'è questa ovvia ma rimossa consapevolezza: far parte della specie umana.

(“Restiamo umani” è stato nelle scorse settimane il richiamo di un testimone caduto per la pace in Palestina.)

Di più : la consapevolezza che la specie umana può continuare a vivere sul Pianeta Vivente se non altera, in maniera irreversibile i complessi equilibri dei cicli bio-geo-chimici naturali che rendono possibile la sua permanenza sulla Terra.

Di qui nasce il principio responsabilità( Hans Jonas). Conservare il vivente per le future generazioni.

Di qui il concetto di Limite: una autolimitazione del proprio potere di trasformazione degli equilibri naturali per garantire un futuro alla specie.

Di qui la necessità di una Conversione Ecologica delle attività umane per tirare il freno di emergenza, evitando le catastrofi e cercando un atterraggio morbido per la macchina impazzita dell'industrialismo( Alexander Langer).

Il principio responsabilità, individuale e collettivo, culturale e politico, è oggi necessario per garantire un futuro.

La teoria del progresso ,dello sviluppo, dei diritti illimitati non è adeguata ai tempi.

Questo non significa tornare a prima degli ideali della rivoluzione francese ( Libertà,Uguaglianza,Fraternità)

ma renderli adeguati ai tempi.

Senza la salvaguardia dei beni comuni ( acqua ,aria, terreno fertile, mare pescoso, energia pulita) questi ideali sono impossibili da realizzare.

La vecchia politica, scrive Michel Serres in “Tempo di Crisi ( Bollati Boringhieri 2010) vedeva umano contro umano.

Oggi entra in scena il terzo incomodo:l'aria irrespirabile,l'acqua e la vita prodigiosa dei mari,il fuoco e l'energia, al scomparsa fulminea delle specie viventi..

Chi porterà le ragioni del terzo incomodo, che poi sono le ragioni della specie umana?

Serres propone un nuovo uso dell'intelligenza dalla volontà di potenza alla condivisione, dall'odio all'amore.

Vediamo che l'etica ecologica della responsabilità ,pur essendo modernissima, recupera saperi indigeni,tradizionali, contadini,spirituali e di varie esperienze religiose.

In Italia Francesco d'Assisi.(Peraltro patrono d'Italia)

Lo scienziato ecologista italiano Aldo Sacchetti ( “l'uomo antibiologico”)ha sostenuto con forza Francesco d'Assisi come riferimento.

Ma ogni popolo e paese ha ,nelle sue radici,linfa vitale per questa nuova etica della responsabilità ecologica alla quale si può arrivare da molti sentieri diversi e che si può declinare in molti modi.

“ Se vuoi la pace ,custodisci il creato” è il titolo del messaggio per il nuovo anno della Conferenza Episcopale Italiana.

“ L'ecologia ha il merito di portarci a modificare i nostri pensieri e el nostre azioni rispetto alla natura. Certo questa modificazione è lungi dall'essere compiuta:alla visione di un universo di oggetti che l'uomo è destinato a manipolare ed asservire non si è ancora sostituita la visione di una natura viva di cui bisogna rispettare le regole e le diversità.

Alla visione di un uomo soprannaturale non si è ancora sostituita la visione di una nostra interdipendenza complessa con il mondo vivente,la morte del quale significherebbe la nostra morte(..)e se è vero che il corso della nostra civiltà,diventata globale,conduce verso l'abissoe che dobbiamo cambiare strada,tutte queste strade nuove dovrebbero convergere per costruire una grande strada che conduca, più che a una rivoluzione, ad una metamorfosi. Perché,quando un sistema non è più capace di trattare i suoi problemi vitali o si disintegra o produce un metasistema più ricco, capace di trattarli”( Edgar Morin, Le Monde,9 giugno 2009)

 

Due citazioni ed una piccola bibliografia

Pasolini Pier Paolo ( ( luglio 1974 limitatezza della storia ed immensità del mondo contadino)

“E' questo illimitato mondo contadino prenazionale e preindustriale,sopravvissuto solo fino a pochi anni fa che io rimpiango (…..) Gli uomini di questo universo non vivevano l'età dell'oro(...)Essi vivevano l'età del pane: Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari: Ed era questo forse che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita.”

Hans Jonas “il concetto di Dio dopo Auschwitz”,il melangolo 1993

“(..) la grande sfida che il nostro ambiente in pericolo getta in faccia all'intera umanità. Preso nella morsa di questa sfida il genere umano diventa per la prima volta uno solo,che lo sappia già o no,saccheggiando la propria dimora terrena,condividendo il destino della propria rovina,essendo l'unico possibile salvatore di di entrambi:la terra e se stesso: Una nuova solidarietà di tutto il genere umano sta sorgendo tra noi. Una colpa comune ci lega,un interesse comune ci unisce,un destino comune ci attende,una responsabilità comune ci chiama.(...)

Una volta era la religione a dirci che eravamo tutti peccatori a causa del peccato di origine: Oggi è l'ecologia del nostro pianeta che ci accusa di essere tutti peccatori a causa dell'eccessivo sfruttamento dell'ingegno umano: Una volta era la religione a terrorizzarci con il Giudizio Universale alla fine dei tempi. Oggi è il nostro torturato pianeta a predirci l'approssimarsi di quel giorno senza alcun intervento divino. L'ultima rivelazione non giungerà da alcun monte Sinai,né da alcun mote delle beatitudini,né da alcun albero della bodhi del Budda, è il grido silenzioso che proviene dalle cose stesse,quelle che dobbiamo sforzarci di risolvere per arginare i nostri poteri sul mondo,altrimenti moriremo tutti su questa terra desolata che un tempo era il creato”

Hans Jonas Il principio responsabilità Einaudi 1990

Urgenza ecologica a cura di Sergio Davalle, Baldini Castoldi Dalai

2003

Wangari Maathai La religione della Terra Sperling & Kupfner

20011

Aldo Sacchetti, L'uomo antibiologico, Feltrinelli

Ivan Illic L a convivialità Mondadori

Michel Serres Tempo di Crisi

Bollati Boringhieri 2010

1 commento:

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