martedì 5 luglio 2011

Vinto il referendum sull'acqua, cosa facciamo con HERA?

Dopo la straordinaria e storica vittoria sui 4 referendum su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, per i quali nella Bassa Romagna ci sono state delle affluenze da record, occorre interrogarsi sua quali saranno gli effetti di questa consultazione referendaria.

I cittadini hanno sancito un sacrosanto diritto all'acqua pubblica e all'impossibilità di lucrare su questo bene primario e indispensabile, ora i politici devono agire di conseguenza. Se è vero che attualmente è necessario colmare un vuoto giuridico che si è creato a livello nazionale, è anche vero che ogni realtà può iniziare a studiare nuove strade.

Nella Bassa Romagna ci siamo affidati, fino ad ora, alla megamultiutility HERA, che, supportata dalle leggi, ha trasformato la gestione di servizi basilari in fonte di reddito. La proprietà di HERA, per continuare a gestire la fornitura dell'acqua, dovrà restare pubblica, anche se l'ente potrà restare, come oggi, per quasi la metà in mano a privati. Quindi, da questo punto di vista, il primo referendum potrebbe non portare a cambiamenti sullo stato attuale.

Più dirompente è, invece, il secondo referendum, cioè quello che impedisce a HERA di lucrare sugli investimenti. Con la vittoria del sì al secondo referendum, infatti, HERA ha perso l'opportunità di guadagnare sugli investimenti effettuati sulla rete idrica e, forse, anche la gestione dell'intero servizio potrebbe essere diventata meno appetibile. Quindi che fare?

Esiste, in realtà, già un ente totalmente pubblico, che molti stanno individuando come il possibile futuro gestore del servizio idrico e che corrisponde all'esito referendario: Romagna Acque!

Romagna Acque, che già gestisce la diga di Ridracoli ed è di proprietà esclusiva dei Comuni della Romagna, potrebbe trasformarsi in consorzio e gestire il servizio idrico dei propri Comuni. In questo modo il servizio sarebbe totalmente pubblico e gli investimenti sarebbero realizzati in base alle necessità dei territori, non con l'obiettivo di far guadagnare l'azienda stessa.

Ora rilanciamo la palla ai Sindaci, almeno a quelli della Bassa Romagna, per chiedere cosa intendono fare, ricordando loro che hanno l'obbligo di rispettare la volontà dei cittadini che rappresentano, che è stata espressa chiaramente il 12 e il 13 giugno. Sperando che questo silenzio, a quasi un mese dall'esito del referendum, non sia rivelatore del fatto che sono tutti in attesa della decisione di chi comanda veramente: HERA!

 

Gabriele Serantoni

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