martedì 12 febbraio 2013

Fermiamo le ricerche di metano

molecule_methane_275Partiranno a giorni, le indagini di Enel Longanesi per la ricerca di metano in alcune zone di Ravenna, Bagnacavallo, Russi, Cotignola, Faenza e Lugo.

Autorizzare le indagini in uno dei periodi più critici per l'agricoltura, terreni bagnati e colture in atto, è un non senso. Non ci sono poi sufficienti garanzie per la fauna anche se verranno evitate zone protette come aree SIC e ZPS, le vibrazioni prodotte non si fermano certo davanti a un confine tracciato sulla carta.

Le ricerche possono anche avere un impatto limitato, ma se si scoprirà che vi è presenza di metano (già si sa), è sicura poi l’autorizzazione per l’estrazione.

Le zone oggetto di indagine sprofondano già oggi di 1,5-2 cm/anno, dati Arpa 2006, e a questi, secondo gli studi presentati dalla stessa società proponente, si aggiungeranno altri 8-10 cm in vent'anni, previsioni probabilmente in difetto.

L’eventuale estrazione dovrebbe avvenire fra i 2525 e i 2839 m di profondità, nell'area delle trappole tettoniche, dove si trova metano secco. Ma cosa accadrà se verrà trovato metano nelle aree superiori, nelle cosiddette trappole stratigrafiche, dai 2000 m in su? Nelle trappole stratigrafiche sono presenti rocce sedimentarie permeabili, sature di metano e/o acqua. In questo caso l'estrazione del metano comporta anche l'estrazione di acqua, con conseguente incremento della subsidenza. In Polesine, tra il 1938 e il 1964, con estrazioni che interessarono profondità fra i 30 e i 300 m, si ebbe una subsidenza che raggiunse anche 1-2 m e si rese necessario il rifacimento di quasi tutte le reti di bonifica. Il prof. Bondesan, docente di geologia alla Università di Ferrara, ricorda che nella pianura Padana “la sopravvivenza delle attività economiche e l’abitabilità stessa di questo territorio, fra i più importanti per l’economia del nostro Paese, dipendono da un’incessante attività di gestione delle acque in un quadro estremamente delicato, ove anche la perdita di pochi centimetri di quota può produrre danni difficilmente valutabili”. I Comuni interessati, è vero, riceveranno diritti per il metano estratto, diritti però sicuramente insufficienti e non vincolati a rimediare ai danni che potrebbero essere enormi.

In data 12 luglio 2011 è stata approvata, dall’Assemblea Legislativa, una Risoluzione che impegna la Giunta Regionale “a dare parere negativo a tutte le richieste di ricerca e coltivazione presentate in aree del territorio regionale colpite da subsidenza e da fenomeni franosi”. Come è possibile che sia stata autorizzata questa indagine?

Infine il metano, anche se più pulito del petrolio, è un combustibile fossile e bruciandolo si aumenta ulteriormente l'effetto serra.

 

Gian Luca Baldrati – Luciano Lama

Verdi/Ecologisti e Reti Civiche

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