domenica 22 settembre 2013

Un referendum sull'AUSL unica della Romagna

AreeVaste11AUSL unica della Romagna: la Regione non si ferma.

Il processo per la costruzione dell'AUSL unica della Romagna, che unirà in un'unica azienda sanitaria, un colosso tra i più grandi in Italia, le attuali AUSL di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini pare non incontrare ostacoli. La Regione Emilia-Romagna decide e le amministrazioni provinciali e comunali coinvolte accettano, decantando i pregi di questa operazione. Si parla di AUSL unica della Romagna nei vari consigli comunali, ma i Sindaci, almeno qui nella Bassa Romagna, sono molto restii a spiegare tutta l'operazione ai propri cittadini. Anche i sindacati, senza colpo ferire, sembra abbiano accettato il diktat regionale.

Risparmi tutti da dimostrare e tanti dubbi.

Restano però dei gravissimi punti oscuri. Le motivazioni di questa operazione sarebbero la necessità di contenere i costi da un lato, garantendo dall'altro il livello di prestazioni fornite agli utenti. Eppure continuiamo a pensare che questa grande unificazione sia un salto nel buio e i tanto decantati risparmi siano ancora tutti da dimostrare, col problema che, se una volta creata la grande AUSL della Romagna si dovesse scoprire che i risparmi non ci sono, non si riuscirà più a tornare indietro. La riprova di ciò è data dal fatto che l'unificazione verrà fatta solo in Romagna e non in Emilia. Nessuno ha ancora risposto a questa semplicissima domanda che, quindi, riproponiamo: perché se l'unificazione delle AUSL della Romagna porterà dei risparmi, in Emilia non si riesce a unificare nemmeno le AUSL del bolognese, dove la piccola AUSL di Imola resta indipendente?

Chi decide?

Ma questa operazione comporta anche un problema di democrazia. Nessuna delle forze politiche che oggi governano la Regione e le Province e i Comuni interessati aveva inserito, nel proprio programma elettorale, l'unificazione delle AUSL della Romagna. E' chiaro che chi governa un territorio può dover fare delle scelte che non erano previste quando ha scritto il proprio programma, ma in questo caso si parla di un'operazione imponente e per nulla marginale. Quale politico, dalla Regione al più piccolo Comune romagnolo ha avuto il mandato popolare per fare questa operazione?

Perché non fare un referendum o, comunque, una sorta di consultazione popolare per verificare quale sia l'opinione dei cittadini romagnoli in merito a questa colossale fusione?

Prosegue la raccolta firme.

Intanto continua la nostra raccolta firme contro il depotenziamento dell'ospedale di Lugo e della Bassa Romagna. Per firmare e, soprattutto, contribuire alla raccolta o ricevere informazioni è possibile utilizzare i seguenti recapiti: verdilugo@tiscali.it, 335/6347844 oppure raggiungerci presso il banchetto presente tutti i mercoledì mattina a Lugo sotto le logge del Pavaglione.

4 commenti:

  1. E' davvero incredibile che ,con tanti richiami retorici alla partecipazione ed alla trasparenza,
    si vogliano poi mettere i cittadini e le istituzioni davanti al fatto compiuto senza consultarli PRIMA delle decisioni più importanti.
    Una decisione come questa richiede una vera discussione preventiva anche sulla base di dati certi e trasparenti.
    Per come si è proceduto fino ad oggi si configura una decisione EXTRA ISTITUZIONALE con le istituzioni elettive chiamate a RATIFICARE le scelte compiute.
    Tanto più grave perché in nessun programma politico regionale o locale questa scelta veniva
    indicata.
    Tutto questo è inaccettabile sia per chi è contro sia per chi è a favore del progetto.
    A meno che non si consideri un impiccio la democrazia.

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  2. Oltretutto questa può essere solo una proposta provocatoria, prerché, anche se esiste lo strumento del referendum consultivo per i Comuni, questo strumento è in pratica inutilizzabile se i Comuni non hanno emanato un apposito regolamento.
    Provate a indovinare: il Comune di Lugo ha emanato il regolamento?
    Nello Statuto del Comune di Lugo è scritto che i referendum consultivi si possono fare, ma si rimanda il come al regolamento che non esiste!
    Quindi la partecipazione viene sempre decantata e invocata, purché i cittadini non vogliono partecipare.

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  3. Ci sono tutti i tempi tecnici perché i comuni,Lugo in primis,approvino,prima delle elezioni amministrative i regolamenti per i referendum,in modo che si possano tenere insieme con le elezioni.

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  4. 1) Nessuna amministrazione ha avuto il mandato degli elettori per fare questa operazione.
    2) Nessuna amministrazione indice referendum o si attrezza con altre forme di consultazione popolare.
    3) Nessuna amministrazione (almeno, nessuna nella Bassa Romagna) informa adeguatamente la popolazione.
    Però parlano di partecipazione...

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