lunedì 2 settembre 2013

Un nuovo sito di stoccaggio metano ad Alfonsine-Voltana

Non bastavano le ricerche di metano fra Lugo e Bagnacavallo e il già previsto impianto di stoccaggio di San Potito-Cotignola: ora sta arrivando un nuovo progetto per un nuovo impianto di stoccaggio in un giacimento esaurito di Alfonsine-Voltana.


LFG_Extraction_-_DrillingLa Bassa Romagna e tutta la provincia di Ravenna continuano a essere prese d'assedio. La nostra provincia, già oggi, produce più energia elettrica di quella che consuma eppure si continuano a costruire centrali elettriche (si pensi alla centrale già realizzata e poi ampliata di Conselice, a quella per ora proposta di Russi e ai tanti piccoli impianti a biomasse), così come si continua a cercare metano e si progettano nuovi impianti di stoccaggio. Con quali tutele per il territorio? Perché deve essere colpito sempre il nostro territorio provinciale?

L'impianto di stoccaggio che Sogit spa, società del gruppo Snam, propone di realizzare presso un giacimento esausto di Alfonsine-Voltana può comportare, così come l'impianto di San Potito-Cotignola e tutti gli impianti di questo tipo che si stanno realizzando non solo in Italia, ma anche in Europa e in America, problemi di sismicità indotta nelle aree limitrofe. Non si tratta di terremoti di elevata intensità e su vasta scala, ma superficiali e quindi, anche se circoscritti in aree ristrette, in grado di causare potenzialmente anche danni ingenti, con effetti negativi sulla stabilità degli edifici e compromettendo la qualità della vita delle persone che risiedono nelle zone limitrofe agli impianti.

Ci viene detto che lo scopo di questi impianti di stoccaggio è garantire un approvvigionamento sicuro e costante a prezzi stabili del metano. Gli impianti verrebbero riempiti durante la stagione calda, per poi estrarre il metano nella stagione fredda in modo che, così dicono i proponenti, se dovessero esserci dei problemi durante l'approvvigionamento, noi avremmo sempre le nostre scorte cui attingere e non rischieremmo di rimanere senza metano, così come avvenne, ad esempio, qualche anno fa, quando, a causa dei difficili rapporti con l'Ucraina, l'arrivo del metano russo nel resto dell'Europa divenne difficoltoso.

Ma la verità è proprio questa?

Per capirlo è opportuno analizzare qualche semplice dato. Non la sola Bassa Romagna è stata presa d'assedio, ma molte altre zone d'Italia in cui si trovano giacimenti esauriti, tanto che sono oggi moltissimi i progetti presentati. In pratica, se tutti i progetti di stoccaggio che sono stati presentati a livello nazionale dovessero essere realizzati, avremmo una disponibilità di metano stoccato pari a 190 miliardi di mq l'anno. Cifre mica da ridere. A quanto ammonta, invece, il consumo annuo italiano di metano? 80 miliardi di mq, meno della metà! Quindi, o si presume che il consumo di metano in Italia, nell'arco di pochi anni, diventi più del doppio di quello attuale, alla faccia di tutte le politiche volte al risparmio energetico, oppure gli obiettivi sono altri. Le ditte proponenti intendono acquistare il metano quando i prezzi sono bassi, stoccarlo nei giacimenti esauriti (tanto gli eventuali danni ce li becchiamo noi!) e rivenderlo quando i prezzi si alzano. Altro che garantire l'approvvigionamento, qui si tratta di una pura e semplice speculazione economica, in cui gli utili vanno alle grosse aziende proponenti e i costi ambientali alle popolazioni.

Purtroppo queste autorizzazioni sono ministeriali, per cui gli enti locali possono fare poco, ma questo non significa che non si debbano mobilitare in tutti i modi possibili per fermare o, quantomeno, arginare il fenomeno.

Intanto, visto che nella nostra zona ne abbiamo già abbastanza dei terremoti naturali, è indispensabile che nessun impianto venga autorizzato senza la predisposizione di una rete di monitoraggio, non gestita dalla ditta proponente, ma da essa finanziata, che consenta di individuare in tempo la presenza di fenomeni sismici correlati agli impianti e, di conseguenza, di fermare le operazioni di immissione o estrazione di metano.

Inoltre, visto che l'azienda promette un impatto di “lieve entità” anche nella fase di esercizio dell'impianto, crediamo che non dovrebbe avere delle difficoltà ad accantonare un fondo da utilizzare per coprire eventuali danni causati dai possibili fenomeni di sismicità indotta.

 Gian Luca Baldrati


Verdi/Ecologisti Civici Bassa Romagna

1 commento:

  1. Almeno in Italia il sottosuolo è demaniale.
    Così almeno possiamo discutere democraticamente prima di decidere cosa farne.
    Negli usa è dei privati soprastanti che lo cedono alle compagnie per il fracking.
    Il metano dovrebbe servire come passaggio meno impattante ad energie rinnovabili.
    Non come obiettivo finale.
    Certo cambiare stili di vita è difficile e antipopolare..
    Ma necessario.
    In ogni caso qui si sta davvero esagerando con le quantità...

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