mercoledì 5 giugno 2013

Salviamo l'Ospedale di Lugo

AUSL unica: di fronte all'avviato smantellamento dell'Ospedale di Lugo cosa dice il Sindaco, la massima autorità sanitaria del Comune?


I Verdi-Ecocivici della Bassa Romagna contro l'area vasta della sanità romagnola


 

La validità del nostro Servizio Sanitario Nazionale è universalmente riconosciuta e l’incidenza del suo costo globale sul totale del PIL prodotto dal nostro paese non è proporzionalmente maggiore rispetto a quello dei sistemi sanitari degli altri paesi europei a noi paragonabili.

Nonostante ciò, da varie parti giungono attacchi contro la sua universalità. Già gli esosi ticket sulla salute rendono a volte più economico rivolgersi alla sanità privata! Ma l’attacco più grave è quello dello Stato Centrale che taglia i fondi alle regioni a cui spetta l’onere di fare fronte alla spesa sanitaria (che da sola AreeVaste11rappresenta il 70-80% di tutto il budget regionale). Noi Verdi-Ecocivici, abbiamo più volte denunciato che risparmi consistenti si potrebbero e dovrebbero fare su molti altri settori: in primis sulle spese militari (i famigerati 95 caccia-bombardieri F 35).

Non condividiamo assolutamente questa strategia, che mettendo a rischio la tenuta del Servizio Sanitario stesso finisce per scaricare il peso della crisi sui cittadini più deboli (fruitori obbligati del Servizio Sanitario pubblico).

Non si può accettare che la Regione Emilia-Romagna, pur affermando di non ridurre i servizi sul territorio, voglia in realtà portare a un sostanziale ridimensionamento dell’offerta sanitaria soprattutto decentrata.

La AUSL di Ravenna, ha già effettuato negli ultimi decenni numerose e spesso dolorose razionalizzazioni: si pensi alla chiusura di piccoli ospedali, all’accentramento di funzioni specialistiche presso l’Ospedale di Ravenna. Ma non si può pensare di impoverire ulteriormente l’offerta sanitaria e di servizi sociali e assistenziali (lungodegenze, RSA, ecc) anche nelle zone più periferiche dove risiedono più spesso persone anziane con grossi problemi di mobilità.

Tutto questo ha un costo sociale inaccettabile.

Sguarnire ulteriormente l’Ospedale di Lugo andando a chiudere reparti di cardiologia, di pediatria, ecc. vuol dire in sostanza proseguire nell’opera di smantellamento di questo fondamentale presidio per tutta la Bassa Romagna.

Come mai il Sindaco del Comune di Lugo e l’Unione dei Comuni tacciono?

Pur condividendo la necessità di ridurre i costi della sanità, eliminando gli sprechi e facendo tesoro delle economie di scala, non condividiamo l’impianto che si vuole dare al cosiddetto progetto di area vasta di Romagna, che nei progetti del Partito Democratico, (come se toccasse solo a lui decidere), porterebbe alla creazione di una unica super AUSL comprendente tutte le provincie della Romagna: Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena.

Sicuramente è necessario che ci sia un coordinamento generale, che si cerchino strategie comuni in tutta l’area romagnola. Come unici devono essere quei centri d’eccellenza ad altissima tecnologia che svolgono indagini complesse, rare e molto costose. Nello stesso modo vanno individuati e implementati i reparti e i centri di eccellenza presenti nelle AUSL della Romagna (con una programmazione a livello di area vasta) che devono diventare punti di riferimento per tutta l’area, (lasciandoli là dove sono e prevedendo specifiche aree di interesse in caso di più centri analoghi) in un'integrazione e scambio di prestazioni super-specialistiche che, per costi e volume di prestazioni, non ha senso replicare a breve distanza.

Così come è utile fare fronte comune per organizzare le gare d’appalto per i farmaci, i servizi e le forniture di apparecchiature attraverso unioni d’acquisto per ottenere prezzi più vantaggiosi. Mentre non hanno alcun senso operazioni di accorpamento del personale amministrativo in un’ unica sede (Cesena) in un tempo in cui, lavorando tutti a un terminale di computer si potrebbe tranquillamente utilizzare il telelavoro.

Le economie di scala raggiungono il loro obiettivo entro certi limiti di grandezza al di là dei quali, diventano incontrollabili, rendendo il processo per ciò stesso antieconomico.

Area vasta diverrebbe uno di quei carrozzoni dispersivi e ingovernabili per l'impossibilità di controllo reale, con disaffezione dei dipendenti e assenteismo.

Altra conseguenza ancora più insidiosa e antidemocratica sarebbe che le comunità locali non avrebbero più alcuna voce in capitolo, ma indirizzi, obiettivi e strategie, verrebbero direttamente dettati dai vertici regionali.

Auspichiamo che le forze politiche e sociali, i professionisti, (gli ordini dei Medici sono molto critici), i dipendenti e i sindacati partecipino, insieme con i cittadini interessati, a una discussione fino a oggi quasi clandestina, prima che decisioni frettolose in un clima di possibile fine imminente di un certo predominio politico, porti a decisioni avventate, dispendiose e probabilmente irreparabili.

Un clima di ritorno alla mentalità da primi della classe che obbliga i romagnoli a fungere da cavie per un modello di AUSL unica pluri-provinciale, che non è stato sperimentato in altre parti della regione e che avrebbe come sicura conseguenza l'elefantiasi del sistema e la forzata migrazione dei pazienti da un comune all'altro anche per le patologie che non richiedono un'alta specializzazione.

Tutto questo mentre non si sviluppano i servizi territoriali e domiciliari e una efficace politica di prevenzione delle principali malattie degenerative dovute a inquinamento ambientale, alimentazione e stili di vita.

 

Gabiele Serantoni

Verdi/Ecologisti e Reti Civiche – Bassa Romagna

2 commenti:

  1. qui sotto il link dell'intervento critico dell'ordine dei medici


    http://www.ilrestodelcarlino.it/forli/cronaca/2013/05/11/886718-ausl-unica-michele-gaudio-presidente-ordine.shtml

    qui invece il sostegno della confindustria di Ravenna all'a usl unica


    http://www.ravenna24ore.it/news/ravenna/0029925-lausl-unica-della-romagna-e-fondamentale?page=0,1

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  2. Condivido molto, ma non tutto, di quanto affermano i Verdi. Certamente l'atteggiamento dei due sindaci di Lugo e Faenza verso la sanità locale è cambiato radicalmente nel corso dell'ultimo semestre. Prime delle elezioni politiche di febbraio dicevano che bisognava potenziare entrambi gli ospedali di casa. Passate le elezioni invece a dire che se un cittadino voleva curarsi bene si doveva cercare l'eccellenza nell'Area Vasta, o oltre. Se la prima versione ante febbraio era dettata da puri interessi elettorali, la seconda post febbraio è invece dettata dal buon senso. 370.000 abitanti, quelli della inutile Provincia di Ravenna, non possono pretendere di avere tre ospedali multifunzionali e volerli poi anche al top. A mio giudizio i sindaci di Lugo e Faenza dovrebbero esigere, per la necessità di una popolazione che è la più anziana d'Italia, un potenziamento notevole delle loro due medicine, in senso qualitativo e quantitativo. Due efficienti e rapidi Servizi di Pronto Soccorso, collegati con tutte le eccellenze dell'Area Vasta (come l'attuale unica neurochirurgia a Cesena o il Laboratorio unico di PieveSestina). Due servizi di Radiologia e Diagnostica, efficienti come gli attuali e... STOP! Dimenticarsi di tutte le altre specialità (cardiologia, chirurgia, urologia ecc eccetera) e non farsi infinocchiare, come promesso dai politici indigeni, dalle fantasmagoriche Case della Salute sul territorio, gestite da Medici di Famiglia, se non nell'ottica delle sole patologie croniche. Ma a questo punto non era forse meglio per i cittadini lasciare gli studi dei medici di famiglia dislocati capillarmente sul territorio, com'erano prima, al posto di costringerli tutti assieme? Forse dieci cavalli da tiro, solo per il fatto di essere nella stessa stalla, diventano puledri da corsa? Complimenti comunque ai Verdi per avere affrontato tale problematica, che andrebbe, come ho altrove già scritto, discussa e spiegata ai cittadini molto più dettagliatamente di quanto si stia facendo ora.

    10/06/2013 - inviato da: Doc

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