venerdì 16 giugno 2017

E il raccordo ferroviario dell'Unigrà?


In arrivo 3 milioni di euro dalla Regione per allargare la Gardizza. Lo scopo dichiarato sarebbe quello di decongestionare il traffico e nello stesso tempo aumentare la sicurezza della strada. Vediamo di capire se ci sono responsabilità sulla situazione caotica della via e se non ci fossero altre soluzioni meno impattanti per le tasche dei contribuenti.

I problemi annosi di viabilità di questo tratto viario hanno il responsabile primo in Nerio Cocchi e la sua amministrazione che negli anni settanta facilitarono l'insediamento dell'Unigrà in un'area dove non c'erano le infrastrutture viarie adatte. Nel tempo il traffico si è sempre più intensificato e oggi transitano sulla Gardizza migliaia di autotreni all'anno in entrata ed in uscita dallo stabilimento Unigrà. La ristrettezza della sede viaria ha imposto la necessità di rendere la strada a senso unico per i mezzi pesanti. Con l'arrivo della centrale elettrica dell'Unigrà le cose si sono ulteriormente complicate per la necessità di trasportare olio combustibile per la stessa.
L'occasione per risolvere i problemi di traffico sulla Gardizza fu proprio l'autorizzazione della centrale stessa. Dato che il Piano di Risanamento della Qualità dell'Aria della Provincia imponeva non ci fosse un peggioramento della situazione, a titolo di compensazione delle massicce emissioni della centrale la Regione prescrisse l'obbligo della realizzazione di un allacciamento ferroviario per il trasporto su rotaia dell'olio diretto alla centrale ed in parte anche allo stabilimento. Il binario doveva essere realizzato entro il 31 novembre del 2009, ma di proroga in proroga il trasporto su rotaia è ancora lontano dall'essere attuabile.
La bretella è stata ultimata in aprile 2016, e solo di recente l'Unigrà ha provveduto a versare a RFI la somma di 700.000 euro per l'attivazione dello scambio ferroviario lungo la Lavezzola /Conselice. A breve RFI dovrebbe procedere con i lavori. Rimangono però ancora due problemi e questo al porto di Ravenna. Vale a dire possibilità di stoccaggio, in quanto il fermo nave ha un costo ed i tempi per il trasporto su ferro sono più lunghi, e l'allacciamento alla rete ferroviaria. È di recente la notizia che l'Unigrà ha avuto in concessione una banchina al porto su cui realizzerà i silos per lo stoccaggio, i lavori dovrebbero terminare entro l'estate 2018. Del raccordo della banchina con la rete ferroviaria, che mi si dice essere distante 300/400 metri invece non se ne sa nulla.
Regione e amministrazione comunale dovevano pretendere il rispetto di questa prescrizione, il che avrebbe reso superfluo l'oneroso progetto di allargamento della Gardizza. Invece il responsabile regionale della VIA ebbe a dire che una prescrizione non va intesa come un vincolo, bensì come un auspicio, mostrando di non conoscere l'italiano ed il nostro sindaco, in una lettera inviata all'assemblea della confindustria di Ravenna del 2014, lamentava che fosse stata imposta all'Unigrà la realizzazione della bretella ferroviaria per il trasporto su rotaia e invece non si fosse pensato all'allargamento della sede stradale esistente, mostrando di non conoscere ciò che stava dietro a tale prescrizione e il suo carattere di obbligatorietà.

Luciano Lama (Esecutivo Verdi Ravenna)

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