mercoledì 22 settembre 2010

Se produciamo energia, cosa mangiamo?

Con l'obiettivo di raggiungere il 20% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020, la provincia di Ravenna ha già oggi raggiunto la quota dal 15%. Quest'ottima performance è dovuta all'incredibile boom dei pannelli fotovoltaici che ormai spuntano come funghi nel campo dietro casa e alle biomasse.

C'è però qualcosa che non torna.

Noi Verdi abbiamo sempre sostenuto il ricorso ai pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica, anche quando non andava di moda dirlo come oggi e non possiamo che rallegrarci per questo mutamento del mercato. Purtroppo, però, il business sta trasformando qualcosa di positivo in qualcosa di estremamente pericoloso. Se è vero che la provincia di Ravenna produce più energia elettrica di quella che consuma, produrne ancora di più con i pannelli fotovoltaici e con le centrali a biomasse, senza, in compenso, iniziare a lavorare per la chiusura delle centrali esistenti e degli attuali sistemi di produzione più inquinanti, significa sostanzialmente produrre energia per venderla ad altri. Purtroppo, questa produzione sembra sempre essere a scapito dell'agricoltura. Si coltiva per bruciare (nelle centrali a biomasse) e si dismettono i campi per installarci dei pannelli fotovoltaici. Tutto questo mentre contemporaneamente si parla di agricoltura a chilometro zero e di mercato del contadino. Le due cose non possono coesistere.

Siamo pieni di tetti di edifici e di capannoni industriali e agricoli che potrebbero essere utilizzati per l'installazione di pannelli fotovoltaici e questi dovrebbero essere i principali luoghi ove installarli, invece, si sceglie di sacrificare l'agricoltura. Gli amministratori locali che tanto lodano i nuovi campi fotovoltaici dovrebbero anche ricordare che ogni ettaro in più dedicato all'installazione di pannelli fotovoltaici, è anche un ettaro in meno dedicato all'agricoltura e quindi, quei prodotti alimentari che prima venivano coltivati in quell'ettaro, ora arriveranno da campi che si trovano fuori provincia o fuori regione o addirittura fuori dall'Italia, comportando inquinamento legato al trasporto, allungando la filiera e allontanando il consumatore sempre di più dal produttore.

Crediamo che l'installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici e dei capannoni vada incentivata con ogni strumento possibile, ma che la proliferazione dei pannelli nei campi vada fermata. Un conto è installare qualche pannello di fianco a casa per integrare il reddito del coltivatore diretto, un altro è dismettere ettari ed ettari di campi coltivati per installare i pannelli.

I Comuni della Bassa Romagna stanno elaborando il nuovo Regolamento Urbanistico associato al PSC (il nuovo piano regolatore che pare avere tempi biblici per la sua completa redazione e applicazione!). Questa è l'occasione, per gli amministratori, di dimostrare un po' di coraggio e non inchinarsi, come sempre fanno, all'organizzazione economica di turno, per indirizzare ancora di più il mercato verso i pannelli installati sui tetti e fermare l'installazione nei campi.

Gabriele Serantoni

Verdi Lugo – Costituente Ecologista

3 commenti:

  1. Di seguito il link al testo della mozione approvata dal Direttivo Nazionale di Legambiente il 18 settembre u.s.
    http://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=17&contenuti_id=1665
    Legambiente prende posizione a favore del fotovoltaico, chiedendo però alle regioni di semplificare da un lato l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti e nelle aree dismesse, ma dall'altro di regolamentare e limitare l'installazione dei pannelli a terra.
    In sostanza è quello che stiamo chiedendo di fare noi all'Unione dei Comuni della Bassa Romagna nella redazione del nuovo RUE.

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  2. Un interessante e documentato articolo di Domenico Coiante di ASPO Italia sul consumo di territorio agricolo causato dall'uso distorto del conto energia nell'installazione dei pannelli fotovoltaici:
    http://www.aspoitalia.it/archivio-articoli/273-fotovoltaico-e-territorio

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  3. L'articolo di Coiante è molto tecnico, ma estremamente preciso e illuminante.
    In sostanza viene da dire: quando si scrivono le leggi e i regolamenti per raggiungere importanti obbiettivi ambientali, prima ci si dovrebbe documentare accuratamente su qual è esattamente l'obbiettivo e come fare per raggiungerlo.
    Mi chiedo quanti dei nostri politici e tecnici locali che stanno scrivendo il RUE si siano effettivamente documentati e quanto, invece, stiano seguendo altri criteri per elaborare il regolamento.
    In realtà la risposta la conosco già...

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