
C'è però qualcosa che non torna.
Noi Verdi abbiamo sempre sostenuto il ricorso ai pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica, anche quando non andava di moda dirlo come oggi e non possiamo che rallegrarci per questo mutamento del mercato. Purtroppo, però, il business sta trasformando qualcosa di positivo in qualcosa di estremamente pericoloso. Se è vero che la provincia di Ravenna produce più energia elettrica di quella che consuma, produrne ancora di più con i pannelli fotovoltaici e con le centrali a biomasse, senza, in compenso, iniziare a lavorare per la chiusura delle centrali esistenti e degli attuali sistemi di produzione più inquinanti, significa sostanzialmente produrre energia per venderla ad altri. Purtroppo, questa produzione sembra sempre essere a scapito dell'agricoltura. Si coltiva per bruciare (nelle centrali a biomasse) e si dismettono i campi per installarci dei pannelli fotovoltaici. Tutto questo mentre contemporaneamente si parla di agricoltura a chilometro zero e di mercato del contadino. Le due cose non possono coesistere.
Siamo pieni di tetti di edifici e di capannoni industriali e agricoli che potrebbero essere utilizzati per l'installazione di pannelli fotovoltaici e questi dovrebbero essere i principali luoghi ove installarli, invece, si sceglie di sacrificare l'agricoltura. Gli amministratori locali che tanto lodano i nuovi campi fotovoltaici dovrebbero anche ricordare che ogni ettaro in più dedicato all'installazione di pannelli fotovoltaici, è anche un ettaro in meno dedicato all'agricoltura e quindi, quei prodotti alimentari che prima venivano coltivati in quell'ettaro, ora arriveranno da campi che si trovano fuori provincia o fuori regione o addirittura fuori dall'Italia, comportando inquinamento legato al trasporto, allungando la filiera e allontanando il consumatore sempre di più dal produttore.
Crediamo che l'installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici e dei capannoni vada incentivata con ogni strumento possibile, ma che la proliferazione dei pannelli nei campi vada fermata. Un conto è installare qualche pannello di fianco a casa per integrare il reddito del coltivatore diretto, un altro è dismettere ettari ed ettari di campi coltivati per installare i pannelli.
I Comuni della Bassa Romagna stanno elaborando il nuovo Regolamento Urbanistico associato al PSC (il nuovo piano regolatore che pare avere tempi biblici per la sua completa redazione e applicazione!). Questa è l'occasione, per gli amministratori, di dimostrare un po' di coraggio e non inchinarsi, come sempre fanno, all'organizzazione economica di turno, per indirizzare ancora di più il mercato verso i pannelli installati sui tetti e fermare l'installazione nei campi.
Gabriele Serantoni
Verdi Lugo – Costituente Ecologista
Di seguito il link al testo della mozione approvata dal Direttivo Nazionale di Legambiente il 18 settembre u.s.
RispondiEliminahttp://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=17&contenuti_id=1665
Legambiente prende posizione a favore del fotovoltaico, chiedendo però alle regioni di semplificare da un lato l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti e nelle aree dismesse, ma dall'altro di regolamentare e limitare l'installazione dei pannelli a terra.
In sostanza è quello che stiamo chiedendo di fare noi all'Unione dei Comuni della Bassa Romagna nella redazione del nuovo RUE.
Un interessante e documentato articolo di Domenico Coiante di ASPO Italia sul consumo di territorio agricolo causato dall'uso distorto del conto energia nell'installazione dei pannelli fotovoltaici:
RispondiEliminahttp://www.aspoitalia.it/archivio-articoli/273-fotovoltaico-e-territorio
L'articolo di Coiante è molto tecnico, ma estremamente preciso e illuminante.
RispondiEliminaIn sostanza viene da dire: quando si scrivono le leggi e i regolamenti per raggiungere importanti obbiettivi ambientali, prima ci si dovrebbe documentare accuratamente su qual è esattamente l'obbiettivo e come fare per raggiungerlo.
Mi chiedo quanti dei nostri politici e tecnici locali che stanno scrivendo il RUE si siano effettivamente documentati e quanto, invece, stiano seguendo altri criteri per elaborare il regolamento.
In realtà la risposta la conosco già...