venerdì 15 novembre 2013

NO all'AUSL unica della Romagna!

negazionePer una sanità amica dei cittadini un netto NO all'AUSL unica di Romagna che allontana i servizi dai cittadini.

SI' a una rete efficiente delle migliori eccellenze della sanità pubblica e a una politica di prevenzione che combatta le cause delle patologie che ci colpiscono

Martedì prossimo inizia nell'assemblea legislativa regionale dell'Emilia-Romagna la discussione sul progetto di legge che istituisce l'AUSL unica della Romagna.

La proposta di legge regionale sull'AUSL unica Romagna e sui sette milioni di euro all'IRST di Meldola (che comunque non entrerà a far parte dell'AUSL) non è politicamente e socialmente sostenibile per i Verdi ecologisti dell'Emilia Romagna. Questo progetto non era presente in nessun programma elettorale sottoposto alla sovranità popolare e non ha quindi superato il vaglio del consenso dei cittadini. La realizzazione del contenitore AUSL unica ha preceduto l’individuazione e la condivisione di un progetto sanitario razionale e economicamente fondato, che dica quale sarà la sanità del futuro per oltre un milione di cittadini romagnoli.

E' inaccettabile che il potere enorme affidato a un manager di nomina regionale non sia adeguatamente controbilanciato da chi ha la responsabilità della salute dei cittadini, né che siano previste tutele per le diverse comunità, costrette a unire le proprie AUSL e le loro strutture sanitarie. Mentre nel resto della Regione non si fa nulla di simile, a cominciare da Imola. Si presenta come un progetto tecnocratico e accentratore che, in nome di supposti e non dimostrati risparmi, taglia da subito i servizi di prossimità, in particolare alla crescente popolazione anziana, ma anche a giovani famiglie con bambini, che dovranno rivolgersi a strutture sempre più lontane, non per cure specialistiche, ma per le esigenze di base, con costi crescenti a carico dei cittadini.

Le fantomatiche case della salute, sbandierate come alternativa all'ospedalizzazione, sono progetti ancora lontani e aleatori e, per come si prospettano, rischiano anch'esse di allontanare le risposte sanitarie dalle esigenze locali, accentrando in pochi luoghi servizi oggi diffusi come gli ambulatori dei medici di base. La certezza è che intanto si tagliano posti letto nel pubblico e non nel privato convenzionato (cioè pagato dal pubblico) incrementando la tendenza in atto a rivolgersi al privato. Il rischio è che anche l'Emilia-Romagna si allinei al un modello privatizzato (ma pagato coi soldi pubblici) della sanità sul modello della Lombardia.

La certezza è lo svuotamento progressivo di ospedali di medie dimensioni con reparti di eccellenza, costruiti nel tempo con ingenti risorse anche locali. Infatti, mentre è auspicabile una messa in rete dei servizi e delle specialità, risulta insostenibile una centralizzazione inevitabilmente tecnocratica e sempre più lontana dalle necessità dei territori. Ospedali come quello di Lugo, costruito nel tempo e incrementato dopo la chiusura di molti piccoli ospedali vicini, sta già subendo un progressivo svuotamento che con l'AUSL unica verrà ulteriormente accelerato.

Il ruolo fondamentale delle comunità locali nel governo della sanità, già fortemente penalizzato, sarà definitivamente cancellato. L'insana tendenza all'obesità edilizia nella sanità rischia di accentuarsi con la costruzione di nuove strutture e la sottoutilizzazione delle esistenti, con il trasferimento dei debiti alle generazioni future per effetto dell’imbroglio del projet financing.

Si dice che la riorganizzazione della sanità è necessaria in quanto a fronte di una contrazione delle risorse da investire c'è un aumento della richiesta di trattamenti sanitari. Ora quando si parla di salute, si parla unicamente del trattamento sanitario della malattia e non anche della gestione della salute, salute legata fondamentalmente a due fattori: stili di vita e salubrità dell'ambiente. Mentre gli stili di vita sono scelte principalmente individuali, la salubrità dell'ambiente è scelta principalmente legata allo sviluppo del territorio. Se ad esempio siamo passati negli ultimi trent'anni da un'incidenza dei tumori da 1 su 4 a 1 su 2 questo lo si deve essenzialmente all'avvelenamento dell'aria, dell'acqua, degli alimenti che le varie amministrazioni pubbliche hanno avvallato con le loro politiche sciagurate di un certo tipo di sviluppo. Se si vogliono ridurre costi e incidenza di trattamenti sanitari, la via maestra è quella di ridurre l'inquinamento, cioè fare prevenzione primaria. Non è questo il modo per riformare la sanità: non porta a risparmi effettivi, penalizza il pubblico e favorisce il privato convenzionato, allontana i servizi di base dai cittadini e aumenta i costi per l'accesso, peggiora il servizio, accentra potere e diminuisce le possibilità di indirizzo e controllo.

Per questo un voto contrario alla proposta di legge diventa inevitabile

Sauro Turroni

Paolo Galletti

Coordinatori dei Verdi dell’E.R.

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