martedì 3 dicembre 2013

L'ospedale di Lugo perde un altro pezzo

Foto1A chiacchiere si difende l'ospedale di Lugo, nei fatti si lascia andare via il professionista della chirurgia senologica

I Verdi/Ecologisti Civici della Bassa Romagna, dopo una riuscita assemblea pubblica con la consigliera regionale Gabriella Meo, organizzata in collaborazione col gruppo “Prove di dialogo a sinistra” di Massa Lombarda, che ha inquadrato la battaglia locale in un contesto di difesa e rilancio della sanità pubblica in Emilia-Romagna, continuano più che mai la loro battaglia in difesa dell'Ospedale di Lugo e per un altro modello di sanità.

Per questo propongono un vero impegno, oggi assente, per la prevenzione primaria delle malattie dovute all'inquinamento e agli stili di vita. Prediamo il caso amianto. La produzione e la lavorazione dell'amianto furono messe fuorilegge nel 1992 con una legge proposta dai Verdi (On. Ceruti). Oggi sono attesi ogni anno, dal 2010 al 2020 almeno mille nuovi casi maschili di mesotelioma, mentre per quelli femminili con esposizione indiretta evidentemente non ci sono dati. E a suo tempo per mettere fuorilegge l'amianto ci furono battaglie durissime contro "scienziati" che assicuravano la sua innocuità.

Oggi il benzene, accertato cancerogeno, e le polveri sottili, creano e creeranno sempre più malati me costi sanitari crescenti.

Ma insieme con la prevenzione primaria servono cure adeguate e, per quelle di base, presidi sul territorio. Per questo difendiamo quello che resta dell'Opsedale di Lugo.

Tante assicurazioni ufficiali non ci convincono, visto lo svuotamento progressivo negli anni di questo ospedale, creato accorpando diversi piccoli ospedali del territorio.

Oggi si assicura che la senologia, specialità per la quale a Lugo accorrono anche moltissime persone da lontano, sarà una eccellenza. Intanto però si apprende che il professionista che ha dato lustro e richiamo a questa eccellenza sarebbe in partenza per altri lidi. Bel modo di garantire una eccellenza!

Qualcuno ha parlato con lingua biforcuta.

Noi raccogliamo le firme anche per mantenere questo professionista a Lugo.

Dal primo gennaio la gabbia della grande AUSL Romagna entra in vigore.

Ma noi non ci faremo rinchiudere dentro queste logiche pseudomanageriali. Continuiamo la battaglia per una sanità pubblica e vicina ai cittadini.

E per una vera prevenzione primaria delle malattie.

3 commenti:

  1. Luca Logi
    Scusatemi, io non c'entro niente ma vorrei capire una cosa. Se si smantella per esempio l'ospedale di Borgo S. Lorenzo, uno che sta a Scarperia e si sente male, dove lo portano? A Careggi? Fa in tempo ad arrivarci morto. E non dite che ce lo portano con l'elicottero. Di elicotteri ne servirebbe una flotta.

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    Caro Luca, noi la ristrutturazione degli ospedali l’abbiamo già fatta e quello di Borgo S.Lorenzo era ed è tra quelli in attività. Noi i piccoli ospedali non li vogliamo chiudere. E’ il Governo che vuole tagliare gli ospedali con meno di 120 posti letto. Come ho avuto modo di dire mi opporrò con tutte le mie forze. Il criterio dei numeri di posti letto è roba del secolo scorso. In Toscana avevamo 92 ospedali, ora ne abbiamo 38. Fra questi poco più di una decina hanno meno di 120 posti: Volterra, Portoferraio, Massa Marittima, Borgo San Lorenzo, Fivizzano, Pontremoli, Barga, Castelnuovo Garfagnana, San Marcello Pistoiese, Abbadia San Salvatore, Casentino, Valdichiana La Fratta, San Sepolcro, Castel del Piano, Orbetello, Pitigliano, Figline, IOT (Firenze), Castelfiorentino.
    Tutte realtà che offrono una buona sanità. Servizi importanti, visite specialistiche, interventi chirurgici programmati, assistenza oncologica, dialisi per chi vive in zone disagiate. Ospedali che hanno una buona dotazione diagnostica e lavorano in rete con quelli più grandi facendo viaggiare i dati per via telematica e risparmiando spostamenti ai pazienti. Sono i nostri gioielli a cui non rinunceremo.
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    09 dicembre 2013

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  2. Bologna, 20 dic. - Gli ospedali di Bologna non saranno declassati: non saranno tagliati altri posti letto e saranno mantenuti i pronto soccorso. Del resto, la riorganizzazione della rete ospedaliera a Bologna e' in corso già "da due anni" e quindi avrà' caratteristiche diverse da quella studiata dalla Regione per il resto dell'Emilia-Romagna. A dirlo e' Luca Rizzo Nervo, assessore alla Sanità del Comune di Bologna, rispondendo questa mattina in Consiglio comunale a una domanda di attualità' della leghista Mirka Cocconcelli. "Noi non faremo i country hospital- mette in chiaro Rizzo Nervo- abbiamo fatto una scelta diversa, che la Regione conosce e ha approvato, che e' quella di costruire una rete ospedaliera attorno a vocazioni specifiche e quindi evitando sovrapposizioni e ridondanze, avendo la consapevolezza che il futuro della rete ospedaliera non può essere la riproduzione di tutto un po' in ogni ospedale".
    In poche parole, gli ospedali di provincia "non saranno a conduzione dei medici di famiglia o di medicina generale o poco altro", assicura Rizzo Nervo, e saranno "mantenuti i pronto soccorso. Questa e' la nostra risposta al piano della Regione- spiega l'assessore- qui, partendo prima, l'abbiamo fatto bene, evitando chiusure e ridimensionamenti e allo stesso tempo garantendo un'efficienza che altri territori cominciano oggi a realizzare".
    A Bologna e provincia sono stati "chiusi 390 posti letto in due anni-
    aggiunge Rizzo Nervo- abbiamo chiuso quelli poco o sotto utilizzati, senza sconvolgimenti sul piano dell'offerta, non intervenendo linearmente, tagliando, ma rimodulando l'offerta e garantendo la continuità' assistenziale". Insomma, rivendica Rizzo Nervo, "abbiamo già fatto molto e proseguiamo su questa strada. Ma i sacrifici fatti sono anche la nostra linea del Piave: oltre questo non possiamo andare, perché ci potrebbe essere il rischio di vedere calare la quantità' e la qualità' dell'offerta sanitaria sul nostro territorio, cosa che come Conferenza sanitaria e come
    Comune non permetteremo". Bologna arriva dunque alle linee guida della Regione "dopo due anni non di inerzia, ma di lavoro intenso sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e sul rafforzamento della rete territoriale". Un piano ribadisce l'assessore, che "non ha niente a che vedere con una banalizzazione e un declassamento dei nostri ospedali".
    Rizzo Nervo cita ad esempio l'ospedale di San Giovanni in Persiceto, che "continuerà' a essere un centro di eccellenza sulla chirurgia urologica e sulla riabilitazione, sviluppando quella vocazione specifica all'interno di una rete complessiva che vede le operazioni di maggiore complessità' al Maggiore, sotto la responsabilità' unitaria del primario che opera in entrambi gli ospedali". L'Ospedale di Budrio, invece, "vedrà' una trasformazione importante, con una collaborazione con il S.Orsola che prevede che a Budrio vadano a operare i chirurghi del Policlinico". Tutti questi ospedali "manterranno il pronto soccorso- ribadisce Rizzo Nervo- nessuno ha mai pensato che venisse meno, semplicemente abbiamo consolidato una loro vocazione specifica". Del resto, chiosa l'assessore, "la sanità bolognese all'interno del contesto emiliano-romagnolo ha una sua specificità' e il lavoro che ci ha impegnato in questi anni e' teso a difendere questa specificità'".

    (San/ Dire) 16:46 20-12-13

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  3. La nota dei sindaci di Budrio e San Giovanni sui temi trattati qui da Luca Rizzo Nervo, assessore alla sanità del Comune di Bologna e co-presidente della Conferenza sanitaria territoriale.


    Gli ospedali di Budrio e San Giovanni in Persiceto non diventeranno ospedali di comunità: una simile trasformazione è un'idea che contrasta con gli orientamenti e le decisioni della Conferenza territoriale. Infatti, sono ospedali che esprimono tutte le caratteristiche per rimanere ospedali a tutti gli effetti, con eccellenze professionali e tecnolofiche e con servizi molto importanti per il territorio.

    La Conferenza territoriale socio sanitaria bolognese è una delle poche ad aver messo in campo un piano di rimodulazione dei servizi che porta a rispettare i dolorosi tagli imposti alla nostra azienda, senza eliminare servizi e mantenendo la qualità e l'efficenza delle prestazioni, accettando la sfida di riorganizzazioni profonde e complesse, ma necessarie in una sanità che cambia e che deve rispondere anche a bisogni nuovi.

    Pensare a cambiamenti del profilo e delle caratteristiche degli ospedali di "cintura" significherebbe mettere in discussione un lavoro non facile che è stato realizzato e condiviso da chi ha guidato e da chi guida oggi la Conferenza, dai territori lì rappresentati e dai dirigenti dell'Azienda sanitaria.

    Chiediamo alla Regione Emilia-Romagna che venga fatta chiarezza e che vengano pienamente rispettate le linee di indirizzo e operative che la Conferenza bolognese, ormai da molti mesi, sta definendo e sostenendo. Ci impegniamo a dare massima informazione sui reali percorsi che si stanno realizzando che riguardano la rete ospedaliera e più nello specifico gli ospedali di Budrio e San Giovanni in Persiceto.

    Renato Mazzuca, Sindaco di San Giovanni in Persiceto
    Giulio Pierini, Sindaco di Budrio

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