martedì 23 aprile 2013

Perché il nostro metano fa gola anche ai Canadesi?

LFG_Extraction_-_DrillingContinua l’assedio del nostro territorio, ultima in ordine d’arrivo la VEGA Oil S.p.A., è un'azienda con presidente e nomi e cognomi italiani, ma detenuta dalla canadese Cygam Energy Inc. La società ha fatto richiesta di indagare sulla presenza di metano in un’area di 210 km2 all’interno dei territori di ben 10 Comuni: Argenta, Alfonsine, Conselice, Fusignano, Imola, Lugo, Massa Lombarda, Medicina, Mordano, S’Agata Sul Santerno.

Le tecniche di indagine, oltre a utilizzare dati ENI esistenti, saranno più o meno le stesse delle altre indagini autorizzate in provincia: pesanti mezzi vibranti, i vibrosesis, e probabilmente la dinamite, con l’obbiettivo, se i dati saranno per loro confortanti e per sventura nostra, di aprire un pozzo esplorativo.

Perché tutto questo interesse per il nostro metano?

sabato 20 aprile 2013

Ricerche metano: lettera aperta ai Consiglieri Regionali

logo_regione_web12900720642Gent.mo Consigliere,

ci permettiamo di porre alla sua attenzione una situazione, che riveste gravità non solo da un punto di vista ambientale, ma anche politico, correlata ai recenti permessi concessi per le ricerche di metano nel sottosuolo in provincia di Ravenna e le chiediamo al riguardo un suo intervento in merito.

Il Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato a maggioranza dei presenti, il 12 luglio 2011, una risoluzione sulla ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi nel territorio regionale. La risoluzione approvata, che lei certamente conosce, mette in evidenza il grave problema della subsidenza e impone una riflessione sulle future estrazioni di metano dal sottosuolo. Il documento, valutando giustamente che "le fasi della ricerca di idrocarburi, fino alla perforazione del pozzo esplorativo, comportano spese molto ingenti che possono essere compensate soltanto dall’ottenimento della concessione per la coltivazione del giacimento", impegna la Giunta Regionale "A DARE IL PROPRIO PARERE NEGATIVO A TUTTE LE RICHIESTE DI RICERCA E DI COLTIVAZIONE PRESENTATE IN AREE DEL TERRITORIO REGIONALE COLPITE DALLA SUBSIDENZA e da fenomeni franosi".

Pesticidi in più di metà delle acque superficiali italiane

imga0001E il 13,2% ha livelli di tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti. Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale

Le acque italiane, superficiali e sotterranee, sono sempre più inquinate. Come se non ce ne fossero abbastanza da altri settori, arriva ora anche questa cattiva notizia dal Rapporto 2013 dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, vigilato dal ministero dell’Ambiente. Il Rapporto, presentato l’8 aprile, si riferisce a dati del 2010 forniti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.

Ebbene, nel 2010 sono stati rinvenuti residui di pesticidi nel 55,1% dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee. Complessivamente sono stati rintracciati ben 166 tipi diversi di pesticidi contro i 118 del biennio 2007-2008. Per la maggior parte si tratta di residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura (solo in questo campo si utilizzano circa 350 sostanze diverse per un quantitativo superiore a 140 mila tonnellate), ma anche di biocidi (pesticidi per uso non agricolo) impiegati in vari campi.

I pesticidi più rilevati nelle acque superficiali sono glifosate, Ampa, terbutilazina, terbutilazina-desetil, metolaclor, cloridazon, oxadiazon, Mcpa, lenacil, azossistrobina. Nelle acque sotterranee, con frequenze generalmente più basse, le sostanze presenti in quantità maggiore sono bentazone, terbutilazina e terbutilazina-desetil, atrazina e atrazina-desetil, 2,6-diclorobenzammide, carbendazim, imidacloprid, metolaclor, metalaxil. Come in passato, continua a essere diffusa anche la contaminazione da erbicidi triazinici come la terbutilazina, ma sono ancora largamente presenti anche sostanze fuori commercio da tempo, come l`atrazina e la simazina.

domenica 7 aprile 2013

Regione: Giunta contro il Consiglio

subsidenza_fig5In Emilia-Romagna la Giunta Regionale autorizza le ricerche di metano del sottosuolo in aperto contrasto col Consiglio Regionale.

Il Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato a maggioranza dei presenti, il 12 luglio 2011, un'importante risoluzione sulla ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi, presentata dai Consiglieri Naldi (SEL), Monari (PD), Sconciaforni (FdS) e Barbati (IdV).

La risoluzione mira a tutelare il territorio regionale, già fortemente colpito dalla subsidenza, dovuta al massiccio prelievo di fluidi e idrocarburi dal sottosuolo.

I proponenti della risoluzione, che poi è stata approvata dall'intera Assemblea Regionale, considerando che le fasi di ricerca degli idrocarburi e di perforazione dei pozzi esplorativi sono molto costose e comportano costi che possono essere compensati solo dall'ottenimento della concessione ai fini dell'estrazione, impegnano la Giunta Regionale a “dare il proprio parere negativo a tutte le richieste di ricerca e coltivazione presentate in

aree del territorio regionale colpite dalla subsidenza e da fenomeni franosi”.

Malgrado ciò, stanno per iniziare, nei territori di Bagnacavallo, Russi, Ravenna, Faenza, Cotignola e Lugo, delle operazioni di ricerca di metano nel sottosuolo da parte di Enel e di Edison. Come è possibile? Secondo i dati ARPA 2006 questa è proprio l'area di massima subsidenza della provincia (1,5-2 cm l'anno). Perché la Giunta Regionale ha espresso parere favorevole contraddicendo il Consiglio?