domenica 2 giugno 2024

Il centrosinistra e la transizione energetica


La transizione energetica è possibile già adesso. Basta volerlo, ma dobbiamo lasciare da parte i combustibili fossili

Il clima è già cambiato e ne subiamo già ora le conseguenze

Abito a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna, cittadina che è comparsa nei media di tutto il pianeta per il quasi totale allagamento del centro abitato del maggio 2023 durante il terzo evento catastrofico più grave dell'anno di tutto il globo, le piogge intense che hanno riguardato l'intera Romagna e parte delle Marche e dell'Emilia. Un evento che, dopo le analisi posteriori, è stato classificato come di portata quasi cinquecentenaria, per gli standard precedenti ai cambiamenti climatici. Si è allagato anche il mio quartiere, il più alto della città, che in tutta la sua storia non si era mai allagato (e io ho un piano seminterrato. Vabbè...).

Lo stesso Comune di Lugo è stato interessato anche da un devastante tornado che ha scoperchiato case a capannoni, insieme ad altri Comuni della provincia, nel successivo luglio. Questo non ha colpito la città, ma il forese, anche se ci sono alcuni "fortunati" che sono stati coinvolti da entrambi gli eventi. Di norma i tornado colpiscono con una certa frequenza la costa, anche se difficilmente con una simile violenza, mentre sono molto più rari nell'entroterra. Questi eventi sono stati seguiti da altre alluvioni in Lombardia, in Toscana, nelle Marche e alla fine di febbraio 2024 in Veneto e altri eventi estremi come grandinate con chicchi grandi come pesche in zone varie, fra cui anche l'Emilia. Come se non bastasse varie zone d’Italia sono state interessate nel maggio 2024 da piogge estremamente intense, della durata di mezz’ora/un’ora. Spesso sempre qua in Romagna. Gli eventi del maggio 2024 sono stati eventi localizzati e hanno colpito la pianura, per cui non hanno avuto nulla a che fare con quello clamoroso del maggio 2023.

Lugo, Pavaglione, maggio 2023

Eppure anche questa volta ci sono stati allagamenti, seppur di portata minore, soprattutto in alcuni quartieri delle località interessate e nelle campagne. Anche Lugo è stata colpita (non casa mia questa volta!). Il 15 maggio 2024 sono caduti in un’ora 61 mm di acqua. È un numero che può sembrare piccolo, ma 61 mm sono 61 L per ogni mq! Quasi 7 pacchi di bottiglie di acqua da 1,5 L. Per ogni mq di superficie! Tutto questo in uno scenario mondiale che vede tutti i mesi, a partire dal luglio 2023, aver stracciato i precedenti record di temperatura media globale, così come si sono toccati vari record per quanto riguarda le temperature superficiali di mari e oceani (e i dati della temperatura media superficiale dei primi mesi del 2024 sono spaventosi). Al momento abbiamo superato la soglia di sicurezza di 1,5 gradi in più rispetto alla media del periodo preindustriale prevista dall’Accordo di Parigi del 2015, sarà da vedere coi dati dei prossimi mesi e prossimi anni se questo superamento sarà la norma o un'anomalia temporalmente limitata (per ora), magari influenzata anche dal fenomeno d’El Niño. In ogni caso dobbiamo renderci conto che i cambiamenti climatici non sono solo una minaccia per il nostro futuro, ma un problema del presente e che anche nella migliore delle ipotesi, quello che abbiano vissuto negli ultimi anni sarà la normalità. Una nuova normalità.

Il grafico mostra come dal mese di aprile la temperatura media superficiale degli oceani 2023 (linea rossa) abbia abbattuto tutti i record precedenti. I primi mesi del 2024 (linea nera) sono drammatici

Anche se la notizia sta circolando poco, è bene che si sappia che la Corrente del Golfo (più correttamente dovremmo parlare di AMOC, Atlantic Meridional Overturning Circulation, di cui la Corrente del Golfo fa parte) sta pericolosamente rallentando e non siamo in grado di dire a quali conseguenze globali potrebbe portare un eventuale arresto, se non che saranno per lo più negative, se non drammatiche. Consiglio la lettura dell’articolo "Is the Atlantic Overturning Circulation Approaching a Tipping Point?" pubblicato dall'oceanografo e climatologo Stefan Rahmsorf sulla rivista Oceanography, ottimamente tradotto in italiano sul sito Climalteranti, consultabile qui.

Una raffigurazione schematica dell'Atlantic Meridional Overturing Circulation

Siamo arrivati al punto che, come afferma Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, "stiamo entrando in un territorio inesplorato". Persino gli scienziati faticano a spiegare perché stia facendo così caldo e forse, purtroppo, è perché abbiamo superato il punto di non ritorno. Si legga quest'ottimo articolo pubblicato l'11 aprile 2024 sull'Avvenire.


Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Siamo noi la causa dei cambiamenti climatici

La climatologia e la meteorologia a essa collegata, ma che con essa non va confusa, sono scienze complesse e difficili che sono state, soprattutto negli ultimi anni e soprattutto la prima, al centro di importanti attenzioni ed evoluzioni.
Fino a qualche decennio fa c'erano ancora dei dubbi sul fatto che la temperatura media globale si alzasse a causa dell'aumento della CO2 e degli altri gas serra o se viceversa fosse l'aumento della temperatura, dovuto ad altre cause, a determinare un aumento della CO2, anche se la maggior parte dei dati e delle evidenze portavano a propendere per la prima ipotesi. Oggi l'evoluzione scientifica e tecnologica ci ha portato ad avere dati che riescono a conoscere le temperature e le concentrazioni di CO2 del passato o almeno a ricostruirle con una certa precisione fino a centinaia di migliaia e anche milioni di anni fa. Ciò ci ha portato a un'insolita e progressiva quasi unanimità sul fatto che sia l'aumento della CO2 e degli altri gas serra ad aver causato l'aumento della temperatura, non viceversa. Non è un'informazione propagandata dai media main stream, come sostengono alcuni, ma un verità scientifica. Se prendiamo una mela, la solleviamo in alto e la lasciamo andare, questa cade a terra. Perché? È il pianeta ad attirarla, con la forza di gravità. Non dobbiamo più dimostrarlo e non lo mettiamo più in discussione, perché è una realtà scientifica accettata. Dovremmo iniziare a farlo anche con la causa antropica del cambiamento climatico. Nel 2016 John Cook et al. hanno pubblicato una lettera su Environmental Research con la quale hanno documentato il loro lavoro. Dalla lettura di un campione di 2400 paper, per un totale di oltre 11 mila abstract di altrettante ricerche sul cambiamento climatico è risultato che il consenso sulla causa antropica è del 97%. 

Studi più recenti di Mark Lynas, Benjamin Z. Houlton e Simon Perry pubblicati sempre su Environmental Research nel 2021, basandosi su 88 mila articoli scientifici hanno dimostrato che il consenso è passato addirittura al 99%.

Andamento della CO2 negli ultimi 800 mila anni

Non importa se qualche studioso (fra l'altro non climatologo) come Franco Prodi o Antonino Zichichi rilascia delle interviste a qualche quotidiano o rivista parlando di attività solare o se su qualche canale Telegram e su Youtube circolano tesi sulla correlazione fra il cambiamento climatico e le scie chimiche e l'inseminazione delle nuvole (che sono cose fra l'altro molto diverse, una balla le prime, si veda al riguardo il grafico di Applemann che spiega la formazione delle scie di condensazione, una pratica abbastanza diffusa, ma non del tutto efficace la seconda). Se certi soggetti avessero dei dati certi a supporto di quello che sostengono, pubblicherebbero le loro ricerche su delle riviste scientifiche, anziché rilasciare interviste o scrivere e fare video sui social. Peccato che molte persone conoscano Prodi e Zichichi (che, lo ripeto, non sono climatologi), ma non abbiano la minima idea di chi sia, ad esempio, Syukuro Manabe che, fra l'altro, nel 2021 ha ricevuto il premio Nobel per la fisica insieme a Klaus Hasselmann, altro climatologo, per la modellizzazione fisica del clima terrestre quantificando la variabilità e prevedendo in modo affidabile il riscaldamento globale (nello stesso anno ha vinto il premio Nobel per la fisica anche Giorgio Parisi, ma per altre tipologie di ricerche. Lo stesso Parisi si è poi molto speso sulla questione dei cambiamenti climatici).

Classifica dei mesi più caldi dal 2001 al febbraio 2024. Mai nella storia recente si era verificato un periodo così caldo e così lungo. Qualcosa di simile accadde fra il 2015 e il 2016, ma l'abbiamo superato

Semplicemente e purtroppo siamo davanti al più repentino cambiamento climatico della storia del nostro pianeta e la causa siamo noi. E se non vogliamo lasciare alle generazioni che seguiranno un mondo ben peggiore di quello che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti, è nostro dovere intervenire per limitare il cambiamento. E anche per adattarci.

Non tutte le fonti energetiche sono uguali. È necessario fare delle scelte

Spesso si fa confusione sul concetto di fonte energetica. Una fonte energetica è una fonte di energia a disposizione per l’uomo che può essere utilizzata direttamente. Il petrolio è una fonte energetica, perché è un liquido che troviamo in natura e lo possiamo utilizzare per produrre energia. L’idrogeno non è una fonte energetica, perché in natura non lo troviamo o, per lo meno, non lo troviamo se non in rari casi in forma pura, come H2, che è la molecola di idrogeno, ma lo troviamo all’interno di moltissime altre molecole, come l’acqua (H2O) o il metano (CH4) e per estrarlo dobbiamo utilizzare dell’altra energia derivante da una fonte energetica. Poi l’idrogeno prodotto lo possiamo a sua volta utilizzare per trasportare l’energia e per produrla dove ci fa comodo. Si dice, quindi, che l’idrogeno non è una fonte, ma un vettore. Il problema è che con l'idrogeno finiamo per sprecare una grande quantità di energia.

Le fonti, a loro volta, possono essere rinnovabili o non rinnovabili. I combustibili fossili (carbone, petrolio e metano) non sono rinnovabili, perché è sì vero che li ha prodotti la natura, ma noi li consumiamo con una velocità che è svariati ordini di grandezza superiore a quella con cui la natura li ha prodotti. Rientrano fra le fonti non rinnovabili anche i combustibili nucleari, ossia i materiali fissili che vengono utilizzati per la fissione nelle centrali nucleari. L’uranio 235 (U235) non è eterno e anche quello sarà destinato all’esaurimento. Le fonti di energia rinnovabile sono invece quelle che non si esauriscono o se si esauriranno lo faranno nell’arco di miliardi di anni, come il Sole! Fra queste rientrano il solare, l’eolico, il geotermico, l’energia dalle maree, l’idroelettrico, ecc.

Appurato che l’attuale cambiamento climatico lo stiamo causando noi immettendo in atmosfera della CO2 e degli altri gas climalteranti, è evidente che dobbiamo smettere di farlo e dobbiamo smettere in fretta. Quindi prima ci liberiamo dei combustibili fossili, meglio è.

Un'immagine del tokamak, una camera toroidale magnetica del Joint European Torus, che il 21 dicembre 2021 ha stabilito il record di energia prodotta di 59 MJ (circa 16 kWh) con la fusione nucleare. Meno di quella che ha consumato per produrla...

Quali sono le alternative? E, soprattutto, quali sono le alternative più veloci? Posto che il nucleare per fissione non emette CO2, ma non è una fonte rinnovabile, non è veloce da realizzare e comporta svariati problemi e che il nucleare per fusione al momento non esiste essendo per ora solo un esperimento che consuma più energia di quella che produce, restano le fonti rinnovabili: solare, eolico, geotermico e idroelettrico, più altre minori. Oltre che, va detto, i principali produttori di combustibile fissile arricchito sono la Russia o paesi che le gravitano attorno, per cui scegliere la strada del nucleare per liberarci dai combustibili fossili in pratica non ci libera dai problemi geopolitici legati ai combustibili fossili stessi. Persino gli Stati Uniti che hanno scelto di puntare forte sul nucleare per soddisfare una parte della loro domanda di energia elettrica interna non riescono a produrre tutto l’uranio arricchito necessario e sono costretti a importarne… dalla Russia! 
Si veda al riguardo l’articolo di Ugo Bardi sul blog del Fatto Quotidiano che fa un po’ un riassunto della situazione in merito al nucleare.


Solare, eolico, geotermico e idroelettrico sono la via maestra e la possiamo percorrere in tempi brevissimi

Il solare è la fonte correlata alla tecnologia più democratica di tutte, perché ciascuno si può installare la sua piccola centrale elettrica sul tetto di casa. Un esempio? Su casa mia, con 7,2 kWp di pannelli fotovoltaici ho prodotto, dal 1° di marzo 2023 al 29 febbraio 2024 la bellezza di 5,73 MWh di energia elettrica, a fronte di un consumo di 2,96 MWh! Al netto anche di alcuni problemi tecnici, poi risolti, che nei mesi estivi mi hanno fatto calare la produzione. È chiaro che se ricoprissimo di pannelli fotovoltaici tutti i tetti che riusciamo a coprire, avremmo a disposizione una quantità di energia elettrica enorme. Qualcuno dirà: “sì, ma come fai di notte quando il Sole non c’è?”. Ecco, se questa domanda aveva un senso anni fa, oggi è puramente priva di significato, perché l’evoluzione delle batterie ci permette di rendere l’energia solare ancora più democratica, perché non solo ognuno se la può produrre da solo, ma se la può anche immagazzinare. E quindi di notte si consuma l’energia accumulata di giorno o, in caso di produzione scarsa, accumulata il giorno precedente! Il problema residuale, ma non da poco, per la singola abitazione che si affida al fotovoltaico con accumulo non è tanto l’alternanza giorno/notte, ma l’alternanza estate/inverno. Sempre per rimanere all’esempio personale, il mio impianto ha prodotto, in estate, in una giornata completamente assolata e col dì più lungo, fino a oltre 40 kWh, ma, viceversa, d’inverno, in una giornata col dì più corto e il cielo plumbeo, meno di 1 kWh!

Andamento del costo delle batterie dal 2010 al 2023

Ecco allora entrare in scena le altre tre fonti energetiche rinnovabili e al momento più utilizzabili: eolico, geotermico e idroelettrico. Lasciamo da parte al momento l’eolico domestico, che è ancora poco diffuso, ma sul quale credo valga la pena investire (il minieolico e il microeolico al momento sono quasi inesistenti, ma non ho dubbi che in futuro anche queste soluzioni saranno ampiamente diffuse), in generale a un impianto eolico non importa se è giorno o se è notte, ma solo se c’è vento o se non c’è! Quindi l’alternanza fra periodi in cui si produce molto e periodi in cui si produce poco non ha nulla a che vedere col problema estate/inverno del solare. Posto che anche in questo caso sarà necessario ragionare sugli accumuli, è evidente che l’eolico deve accompagnare il fotovoltaico. Per fare un esempio, il progetto Agnes di eolico offshore al largo di Ravenna, nella sua installazione massima, potrebbe alimentare l’intera Romagna per quanto riguarda gli attuali consumi di energia elettrica! Con un tempo di realizzazione nemmeno paragonabile a quello di una centrale nucleare!

Esempio di fotovoltaico e minieolico

Per compensare il problema estate/inverno del fotovoltaico e il problema giornate ventose/giornate non ventose dell’eolico possiamo anche contare sul geotermico, tecnologia disponile sia per gli impianti domestici, anche se al momento ancora abbastanza cara, sia per i grandi impianti. Secondo Andrea Ferrara, capo sviluppo di Fri-El Geo, società altoatesina che si occupa di impianti geotermici e che ha individuato oltre 100 siti in cui installare impianti geotermici nella sola Pianura Padana, potremmo tranquillamente coprire il 30-40% del fabbisogno termico dell’Italia in pochi anni utilizzando l’energia geotermica. E invece oggi siamo ad appena l’1,35%. Addirittura secondo Enel l’Italia ha un potenziale di energia geotermica estraibile e sfruttabile che varia fra 5.800 e 116 mila TWh. A fronte di un fabbisogno nazionale di 300 Twh circa. E questo limitandoci solamente ai primi 5 km di superficie terrestre! Certo, sono numeri potenziali e ipotizzati e non è detto che tutti i siti siano sfruttabili, ma potremmo addirittura diventare degli esportatori di energia!

Schema semplificato di un impianto geotermico domestico

Per completare quello che si chiama “mix energetico” ossia la possibilità di sfruttare più fonti di energia quando conviene, ecco entrare in gioco anche l’idroelettrico. L’idroelettrico ci permette di sfruttare la forza di gravità che trascina l’acqua dei fiumi dalle montagne verso il basso. Certo, non lo possiamo fare ovunque e occorre anche tenere conto dei problemi di siccità derivanti proprio dal cambiamento climatico, ma l’idroelettrico ci fornisce anche un’incredibile opportunità di accumulo. Basta utilizzare l’energia in eccesso per riempire degli invasi che poi potranno produrre energia quando serve (sempre che l'acqua ci sia e questo è un altro problema da affrontare). Forse la potenzialità idroelettrica italiana è stata completamente sfruttata con gli impianti in essere, ma la possibilità dell’accumulo è certamente interessante.


Il metano non è più funzionale alla transizione energetica

Tutto questo ha un legame con la vittoria di Alessandra Todde alle elezioni regionali della Sardegna del 2024.

La candidata del centrosinistra, dopo la vittoria al fotofinish ha dichiarato, fra le altre cose: “partiamo dal fermare l’assalto eolico”. "Il metano è necessario solo come fonte di transizione" ha affermato, confermando la volontà di investire sul gas in Sardegna per poi abbandonarlo nel 2040.

Il curriculum di Alessandra Todde è invidiabile, ma queste frasi dimostrano che, quantomeno, questo argomento non deve averlo capito del tutto.

Perché?

Perché si è fermata a un problema reale dell’eolico in Sardegna, fornendo una risposta populista, senza però andare a fondo. Attualmente la Sardegna, regione ventosa, è effettivamente oggetto di un assalto da parte di aziende italiane e anche estere che vogliono costruire mega impianti eolici che sicuramente hanno un impatto importante sul territorio e che alla fine portano benefici molto limitati ai sardi, forse inferiori anche agli svantaggi. Ma la soluzione non può essere fermare l’eolico, una delle fonti rinnovabili più promettenti e indispensabili per la transizione! La soluzione, come proposto anche dall’appello inascoltato delle associazioni ambientaliste, è lavorare proprio sui benefici di questi impianti. Io sono dell’idea che se l’alternativa è continuare coi combustibili fossili, vale la pena installare impianti eolici il più possibile, facendosi carico anche degli impatti sul territorio. Come? Nel caso sardo elettrificando l’isola, garantendo dei costi di consumo dell’energia elettrica ai residenti sardi estremamente limitati e facendo diventare l’intera Sardegna un esportatore di energia. Ma a guadagnarci non deve essere solo una grande azienda non sarda, ma anche e soprattutto i cittadini residenti nel territorio che ospita l’impianto eolico. Forse questo è anche nei piani di Alessandra Todde, ma trovo le sue parole abbastanza preoccupanti.

Pensare di metanizzare l’isola, aumentando i consumi di combustibili fossili, investendo dei soldi su delle infrastrutture che sono comunque destinate a essere abbandonate fra 16 anni ed emettendo ulteriori quantitativi di CO2 è assurdo, quando la strada oggi è quella dell’elettrificazione e della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. "Il metano è necessario solo come fonte di transizione" è qualcosa che potevamo permetterci di dire 20 anni fa (forse), non adesso. Nel 2024 è anacronistico pensare di far arrivare il metano dove non c’è, quando dove c’è dobbiamo fare tutto il possibile per abbandonarlo!

E infatti assurdo è anche il progetto del rigassificatore al largo di Punta Marina (RA). Considerando che l’impianto di Piombino, che sembrava indispensabile, alla fine ha funzionato appena al 42% delle sue potenzialità, è assolutamente illogico farne uno anche a Ravenna. Con quale prospettiva? Investiamo enormi risorse per costruire un impianto che fornirà una fonte energetica non rinnovabile a un prezzo molto alto all’Italia e all’Europa sapendo che contemporaneamente dobbiamo fare il possibile per non utilizzarla più? Quale mente perversa potrebbe elaborare un progetto del genere, a parte chi si è succeduto a capo del nostro Governo in questi anni, sostenuto dal nostro presidente di Regione Bonaccini, che evidentemente non si fa problemi ad andare a braccetto col centrosinistra e col centrodestra quando occorre fare favori alle lobby del metano e con l’appoggio anche del sindaco di Ravenna.

Il rigassificatore di Punta Marina con l'ipotesi di diga di protezione

In Italia nel 2023 abbiamo prodotto 230 Twh di elettricità, di cui 35,9 con l’idroelettrico (15,64%), 24,2 col fotovoltaico (10,53%) e 23,3 con l’eolico (10,5%) per un’intensità di carbonio di 375 g CO2 eq/kWh. Per fare un raffronto nel 2019 la produzione di elettricità era di 246 Twh, di cui 42,6 con l’idroelettrico (17,36%), 19,1 col fotovoltaico (7,78%) e 19,6 con l’eolico (7,99%) per un’intensità di carbonio di 406 g CO2 eq/kWh. Qui i dati. La strada ormai è intrapresa, anche se il club dei fossili continua a essere molto potente, soprattutto in Italia in questo momento.

Se ad esempio investissimo le stesse risorse sprecate per i rigassificatori per la diffusione delle fonti rinnovabili? Quali obiettivi potremmo raggiungere in poco tempo?

Questa è una guerra che possiamo vincere, ma prima la dobbiamo combattere. Ed è il momento che tutto il centrosinistra, non solo i Verdi/Europa Verde, se ne renda conto.


Gian Luca Baldrati








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