“L’attuale dirigenza della Federazione dei Verdi ha stimolato e favorito la nascita dei coordinamenti di Sinistra e Libertà… A questa scelta… va data una risposta immediata e determinata, dando voce a tutti i Verdi che non intendono sciogliersi in una formazione politica che ripropone simboli, linguaggi e contenuti già consumati tante volte nella vicenda politica della sinistra italiana… Sarebbe totalmente irresponsabile far sì che nel terzo millennio non esistesse in Italia una forza ecologista autonoma e politicamente organizzata, ecc. ecc.”.
Tutto giusto: ma purtroppo anche il documento odierno risente di quelle esperienze, e si esprime attraverso uguali categorie di pensiero e di linguaggio. E’ facile (teoricamente) ritornare alle categorie essenziali dell’Ecologismo anni ’80; ma dobbiamo ricordare che quell’ecologismo lo abbiamo già usato in tante dialettiche per le operazioni politiche che hanno condotto ad oggi.
Lo abbiamo sostanzialmente tradito: una cultura ecologista in formazione è stata investita come patrimonio consolidato in operazioni politiche di ben più solida matrice ideologica, mentre era appena un embrione. Come embrione, appunto, è stato adottato da tanti altri gruppi: appunto perché era leggero, un gruzzoletto di pensiero traducibile in slogan elementari e niente più.
Invece la premessa è terribilmente impegnativa: mira ad un cambiamento di civiltà, non dimentichiamolo: modificare il rapporto uomo-ambiente, ma anche il rapporto uomo-uomo, primo-terzo mondo, uomo-tradizione cioè presente-passato.
Il documento parla di rifondazione del modello politico dei Verdi, ecc. ecc.; io non credo che quello sia il problema primario, perché abbiamo vissuto questa emergenza più volte e abbiamo finito per farci mettere nel sacco da un Pecoraro qualunque. Credo invece che primaria sia l’opera per costituire in Italia una cultura verde da Nord a Sud: abbiamo voluto farla da furbi anche noi (i soliti italiani furbi) inseguendo tutte le scorciatoie utili per arrivare alla stanza dei bottoni, ma non abbiamo saputo diffondere una cultura verde sufficiente per andare oltre i “mercatini biologici” o l’istituzione di qualche parco dentro le nostre città asfissiate. Non abbiamo mai coltivato in campagna un fenomeno Bové, e adesso ci troviamo davanti i clienti delle bancarelle biologiche che plaudono a quel magnaccia di Berlusconi e ci impongono il ritorno al nucleare.
In conclusione: il documento può starmi bene come “contenitore”, ossia come una cosa che di suo non ha niente, se non un ennesimo invito alla mobilitazione per il primato della politica. La cosa non mi entusiasma, ma posso capirne le ragioni.
Mauro Bovoli
Mauro Bovoli ha ragione.
RispondiEliminaoggi serve un solido orizzonte ecologista:una nuova coscienza di specie.
La specie umana è in pericolo per sua responsabilità.
Cambiare radicalmente paradigma è necessario ed in poco tempo.
Solo di qui può nascere una nuova politica ecologista non strumentale e credibile.
Insomma niente pecoraro e francescato ma neanche rutelli e ronchi.
La costituente può partire di qui.
Ma c'è davvero poco tempo
Paolo