martedì 6 dicembre 2016

Referendum in Italia ed elezioni in Austria

gfxI VERDI DELL'EMILIA-ROMAGNA SALUTANO CON SODDISFAZIONE L’ELEZIONE DI ALEXANDER VAN DER BELLEN A PRESIDENTE DELL’AUSTRIA E LA VITTORIA DEL ‘NO’ NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE

I Verdi dell'Emilia-Romagna salutano con grande soddisfazione la vittoria del Verde Alexander Van der Bellen nelle elezioni di domenica 4 dicembre per la Presidenza della Repubblica austriaca. Una grande vittoria basata sull’europeismo e sulle tematiche eco-sociali, resa possibile dalla convergenza anche del sostegno socialdemocratico e popolare e dal protagonismo di innumerevoli comitati e gruppi di base animati dalle giovani generazioni e dalle donne, che hanno portato un contributo decisivo al risultato positivo.

Nella stessa serata di domenica i Verdi hanno salutato con soddisfazione anche la schiacciante vittoria dei ‘No’ nel referendum costituzionale, a cui hanno contribuito con il proprio impegno a livello nazionale e locale.

Non si tratta, prima di tutto, di una vittoria o di una sconfitta dei partiti, ma soprattutto di una vittoria delle cittadine e dei cittadini che hanno partecipato al voto, espressione della sovranità popolare prevista dall’art.1 della nostra Costituzione e regolata dall’art. 138, che prevede la possibilità del referendum popolare sulla materia costituzionale.

A differenza di altri, i Verdi non si sono pronunciati contro il Governo Renzi, ma esclusivamente contro una riforma costituzionale confusa e pasticciata e contro una inaccettabile ricentralizzazione dei poteri regionali in capo allo Stato.

Come tutti gli osservatori hanno rilevato, è stato il presidente Matteo Renzi a tramutare incautamente e irresponsabilmente il referendum in una sorta di indebito plebiscito sulla sua persona e sul suo Governo.

Ha vinto quello che è stato definito da Stefano Folli un “patriottismo costituzionale”, a cui si sono ovviamente aggiunti anche molti motivi di protesta e di insoddisfazione diffusa.

I Verdi non sono mai stati contrari a possibili riforme costituzionali, a cui in passato hanno attivamente partecipato, ma sono stati radicalmente contrari a uno stravolgimento della Carta Costituzionale con norme confuse, contradditorie e inaccettabili. In futuro, le norme costituzionali e le leggi elettorali dovranno essere approvate solo con una larga condivisione,
come deve essere per le regole della “casa comune”, patrimonio di tutti i cittadini.

Paolo Galletti – coportavoce dei Verdi dell'Emilia Romagna

2 commenti:

  1. Io ho votato no, seppur con qualche imbarazzo per aver espresso lo stesso voto di soggetti come Salvini, D'Alema, Berlusconi e Grillo.
    Come giustamente affermato nel comunicato, Renzi, o chi per lui, ha scritto una riforma pasticciata e ha sbagliato anche nei modi. Non poteva che vincere il no, dato che Renzi stesso ha trasformato il referendum in una sorta di voto di fiducia popolare sulla sua persona. E salla fine aveva contro la maggior parte dei partiti, oltre che una parte del suo e varie forze sociali, come, ad esempio, i sindacati e l'ANPI.
    In realtà c'era già stata una consultazione che si era trasformata in un voto di fiducia popolare su Renzi: le elezioni europee del 2014. Quando il PD doppiò il M5S e lo stesso Grillo dovette ammettere che quell'esito sostanzialmente legittimava il Governo Renzi.
    Se guardiamo i numeri possiamo scoprire una cosa interessante.
    I sì sono stati 13.432.187, il 40,4% del totale dei votanti (33.243.845) e il 26,5% del totale degli elettori (50.773.284).
    Nel 2014, alle elezioni europee, il PD di Renzi prese 11.203.231 di voti. Se aggiungiamo quelli delle altre forze che oggi appoggiavano il sì, NCD (1.202.350) e Scelta Civica (197.942), si arriva a 12.603.523 voti, il 43,5% dei votanti, che furono un po' di meno (28.991.258) e il 24,9% degli elettori (50.662.460).
    Paragonare un referendum costituzionale a delle elezioni per l'elezione del Parlamento Europeo è chiaramente una forzatura, però, con tutte le semplificazioni del caso, sembra che le persone disposte ad accordare la propria fiducia a Renzi siano addirittura aumentate!

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  2. http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/quel-40-non-e-del-premier-dentro-ce-tutto-pure-chi-non-votera-mai-pd/
    Qui Pagnoncelli spiega bene come quel 40 per cento non siano voti a Renzi e che la fiducia in lui, che non si traduce in voti non superi il 36 per cento mentre il PD forse potrebbe raggiungere il 30.

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