lunedì 2 settembre 2019

Salviamo il suolo, salviamo l'agricoltura

di Giacomo Foschini

Il manifesto fissa la priorità di non consumare ulteriore suolo per le attività edilizie.
Lodevole proposito da accogliere “a mani giunte”.
Resta qualcosa da aggiungere sul suolo “risparmiato”. Una recente ricerca ha appurato che
si trova molta più biodiversità nel piazzale di una fabbrica dismessa che in un frutteto tecnologico. È un dato sul quale meditare perché la campagna è veramente preziosa. Il principe di Galles si è spinto ad affermare che merita il rispetto di una vecchia cattedrale.

Non vorrei usare toni apocalittici, che i fatti spesso smentiscono, ma è un fatto che il mutamento climatico sta minacciando l’agricoltura: periodi di siccità e piogge torrenziali, nuovi parassiti sempre più difficili da contrastare stanno rendendo problematica la vita agli agricoltori.

Ci sono tuttavia degli eroi che vanno elogiati e sono i piccoli produttori che devono lottare contro un mercato che tende ad escluderli e contro una regolamentazione, spesso eccessiva, che rende il loro lavoro frustrante. Tra di essi vorrei menzionare chi usa ancora la falce (almeno per i piccoli interventi) chi coltiva le razze in pericolo di estinzione (penso alla vacca romagnola, animale nobile e intelligente che potrebbe essere nuovamente allevato nel rispetto della sua dignità e dei
suoi bisogni) a chi coltiva frutti dimenticati. Il talento di chi conosce ancora l’arte di piantare le siepi di confine, autentiche meraviglie della natura realizzate dalle mani dell’uomo, il cui valore cresce di anno in anno se potate nel modo giusto. Né possiamo dimenticare l’opportunità di incoraggiare l’impianto di piccoli boschi per garantire la sopravvivenza di rifugi e fortezze contro la marea di persone e di agro-business. L’ultimo rifugio per la flora e la fauna in pericolo e (perché
no) di chi voglia umilmente immergersi nella meraviglia del ciclo delle stagioni. L’umiltà che consiste nel non “prendere” se non l’ispirazione per una fotografia, non “lasciare” altro che le nostre impronte e non “uccidere” altro che il tempo, come dice un cartello che ho visto recentemente.

Un obiettivo ambizioso, ma che vale la pena di perseguire perché ciò che riceveremo in futuro è immensamente di più di quello che si chiede oggi.

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