La Provincia ha detto a chiare lettere che “il progetto deve redatto secondo i criteri della Classe d'uso III (terza), così come peraltro già previsto nella VIA”, il Responsabile del Servizio Sismica dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, nero su bianco ha sostenuto che “gli eventuali interventi di carattere strutturale necessari devono essere terminati precedentemente alla richiesta di conformità edilizia”. Dello stesso avviso è anche il Comitato Tecnico Scientifico (C.T.S.) della Regione Emilia Romagna, che in una nota all'Unione dei Comuni è del parere che “.... le tempistiche e le procedure amministrative sono dettate dalla necessità di conseguire l'adeguamento prima dell'effettivo cambio di destinazione d'uso (con aumento di classe)”, vale a dire prima dell'agibilità.
Nonostante ciò i competenti uffici dell'Unione, sono stati di manica larga e hanno rilasciato in data 14/12/2015 un Certificato di Conformità Edilizia ed Agibilità ricognitorio che permette all'azienda di entrare a regime produttivo, fissando un tempo di intervento di adeguamento dell'esistente, alla classe III, di 180/240 giorni.
Presumibilmente l'azienda si rende conto che i tempi sono comunque stretti e/o che ci sono problemi tecnici molto difficili, se non insormontabili, con costi troppo elevati, ragion per cui, ironia della sorte, ha fatto ricorso al TAR chiedendo l'annullamento del predetto certificato di Conformità Edilizia.
Se a tutto ciò aggiungiamo che: 1) lo stoccaggio e il trattamento delle scorie deve avvenire all'interno di strutture chiuse, questo grazie alle osservazioni presentate da VERDI e Comitato C.A.S.T.A. nel lontano 2011, il che crea evidenti problemi di accumulo di polveri nelle aree addette tanto che l'azienda contravvenendo alle disposizioni della VIA ha tenuto per diversi giorni le porte saliscendi dell'area stoccaggio aperte; 2) che le scorie non possono essere trattenute in stoccaggio e trattamento per più di 6 mesi; 3) che il capannone costruito ex novo per lo stoccaggio delle scorie presenta già un evidente collasso sulla parte alta della parete Est, è immaginabile cosa possa succedere in caso di evento sismico, vuol dire che OdA è arrivata alla frutta.
Difronte a tutte queste evidenze che fanno ARPA e Sindaco di Conselice? Perché non gli danno il colpo di grazia?
Tutti coloro invece che a suo tempo hanno ricorso al TAR si sono appellati, eccetto il CESAC, al Consiglio di Stato, ed inoltre a breve arriverà sulla scrivania della Procura di Ravenna la terza integrazione all'esposto in fase di perfezionamento da parte del C.A.S.T.A. proprio sulle questioni sopra trattate.
Luciano Lama (Esecutivo provinciale VERDI)
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