martedì 27 marzo 2018

Calati Junku

"A chi esita
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d'ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.


Che cosa è errato ora, falso di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu mi chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
"

Bertolt Brecht
traduzione Franco Fortini
dalle Poesie di Svendborg(1933-1938)
Edizioni Einaudi

CALATI JUNKU CA PASSA LA CHINA

CALATI JUNKU DA SIRA A MATINA

(PIEGATI GIUNCO CHE PASSA LA PIENA

PIEGATI GIUNCO DA SERA A MATTINA)

La piena travolge, rompe gli argini, fa crollare i ponti, porta detriti e cadaveri...

Ma per capirla occorre andare a monte, fino alle sorgenti di questa melma, capire dove e perché tempeste e temporali hanno sradicato alberi, provocato frane, fatto crollare case e alimentato la piena.

Il proverbio suggerisce di piegarsi per non spezzarsi, ma per una notte perché poi ci sarà una mattina.

Fuor di metafora, per cercare di capire questa piena che ha travolto il centro sinistra e la sinistra tutta, occorre risalire, se pur sommariamente, ad alcuni avvenimenti della nostra storia recente.

Poi bisogna individuare alcuni sentieri per uscire dalla notte oscura e arrivare al mattino.

Delle molte analisi lette trovo convincente quella, pubblicata su l'Internazionale che in sintesi dice: due populismi dal “basso” Lega e Cinque Stelle hanno sconfitto due populismi dall'alto, Berlusconi e Renzi.

Ecco, questa analisi ha il pregio di individuare quello che accomuna i principali contendenti: il populismo. Su questo terreno il vecchio prodotto Berlusconi e il semi nuovo prodotto Renzi sono stati battuti dai nuovi "brand" Salvini e Cinque Stelle.

Il marketing spietato del consumismo politico ha portato a questo risultato.

Se si riduce la politica a marketing si subisce la legge del marketing.

Si è votato un marchio a prescindere, anche quando il candidato era stato espulso dai Cinque Stelle o candidati della Lega al Sud provenienti dalle più diverse e screditate esperienze politiche precedenti.

Renzi, da rottamatore è finito rottamato, da vincente a perdente, secondo una legge del contrappasso che lui stesso aveva sollecitato.

Ma anche i governi PD-Forza Italia e poi PD-Nuovo Centro Destra, sono stati bocciati dagli elettori.

Solo Gentiloni godeva di credito ma l'abbinamento con Renzi ha spento la sua capacità di attrazione.

E anche la nostra alleanza con il centro sinistra ha subito il contagio negativo del renzismo.

Intendiamoci: Renzi ha portato alle estreme conseguenze la vocazione maggioritaria del PD di Veltroni e successori e il suo liberismo acquisito dopo la fine del comunismo sovietico.

L'economia sociale di mercato e il welfare, conquiste europee delle forze riformiste, sono stati posposti alle esigenze dei “mercati”, nuovi idoli di una politica senza bussola.

Anche la nostra alleanza con Prodi, due volte defenestrato da conflitti nel centrosinistra e poi bocciato dal PD come candidato Presidente della Repubblica, è risultata tardiva, poco incisiva e troppo in controtendenza. Parlare oggi di “serietà della politica” risulta assai impervio nel contesto sottoculturale invadente.

Anche il nostro valore aggiunto sulla contraddizione principale, quella ecologica (che non risulta percepita come tale nel nostro Paese e nemmeno nel centrosinistra) è stato annullato dal pregresso di Renzi con la vicenda trivelle. I sette punti ecologisti concordati dai Verdi con il PD sono scomparsi dalla campagna elettorale del PD. E peraltro il centro sinistra, a differenza del centrodestra, non ha mai fatto alcuna iniziativa comune, né tanto meno sulla questione ambientale.

Il fallimento di Liberi e Uguali come proposta politica attrattiva completa il quadro desolante.

Mentre si marciava contro Casa Pound e Forza Nuova, la destra nazionalista e xenofoba di Salvini si diffondeva nel Paese e l'ambiguità antidemocratica dei Cinque Stelle, posseduti da un'azienda privata e guidati da un comunicatore nato al Grande Fratello, illudeva milioni di delusi del centrosinistra. Un destra dei tempi nuovi quella dei Cinque Stelle, che domina il web e ormai dilaga sui mezzi di comunicazione tradizionali, un tempo aborriti e oggi sensibili alla voce dei quasi nuovi padroni. Una destra pericolosa perché non si presenta come tale, anche se come tale agisce.

Ma purtroppo ci vorrà tempo per capirlo.

Possiamo amaramente constatare che una provincia dell'impero è stata ormai “americanizzata”?

E noi che possiamo fare?

Certo siamo messi male. Il lavoro faticoso per rilanciare i Verdi che cominciava a vedere qualche frutto, nuovi iscritti, aumento delle dichiarazioni due per mille, qualche nuovo gruppo, rischia una impasse. E non serve molto invocare dimissioni se non si è disposti a investire tempo e danaro e sacrifici personali per la causa. Non esistono salvatrici o salvatori . Esiste un umile mettersi in gioco, per offrire il proprio contributo. Incolpare gli altri è facile. Impegnarsi è difficile. E il rispetto e la riconoscenza verso chi si è sacrificato, anche facendo errori come tutti facciamo, sono necessari per una forza politica ecologista. Il congresso dei Verdi che si terrà in autunno può essere un'occasione per ripensare e ridefinire l'impegno politico ecologista in Italia.

Per segnare certo una discontinuità ma salvando il buono ottenuto in questi anni e valorizzando tutte le persone che si sono impegnate. Non esiste alcuna rottamazione positiva. Esistono capacità diverse che possono dare una mano in ruoli diversi per gli obiettivi comuni. Guardiamoci dai rottamatori di risulta, dagli sparatori sul quartiere generale. Dai commentatori inattivi. Dai fomentatori di divisioni. Dai cercatori di ruoli di potere. Servono ben altre qualità umane per dare una mano a rifare i Verdi in politica.

E come si distinguono le persone giuste? Semplice. Chi si impegna anche senza ricoprire ruoli di potere.

In ogni caso tre modeste considerazioni:

SALVARE IL SEME
Se in Italia non esiste una forza politica ecologista forte è perché la cultura ecologista è stata sconfitta. Parcellizzata. Ridotta a particolari funzionali al business o a interessi di settore. Animalisti razzisti, biologici xenofobi, vegetariani non biologici...

Manca una visione di insieme. Una visione olistica. Una bussola che indichi il cammino.

Serve un'identità forte. Aperta certo, ma una identità autonoma.

E i giovani possono essere attratti dai Verdi solo se si propone una visione del mondo, di un futuro sostenibile.

Oggi la contraddizione principale nel mondo è quella ecologista. Da cui deriva tutto il resto anche quella sociale, delle migrazioni...

Il cambiamento climatico bussa alla nostra porta.

Nessuno se ne occupa in Italia né per contrastarlo, né per mitigare i suoi effetti.

Quindi elaborazione culturale per salvare il seme. Informazione e formazione politica. Ci si illude che basti la scorciatoia della comunicazione. A differenza di altri che vendono fumo, per i Verdi occorre avere una visione del mondo da proporre. Una visione desiderabile certo, con un vivere migliore, ma evidentemente diversa dalle perverse abitudini consolidate. Ad esempio perché non proporre giorni di sciopero dalle auto?

La conversione ecologica certo deve piacere ma non possiamo nascondere che cambiare è difficile e non si vuole fare.

La vicenda sacchetti biodegradabili dimostra la difficoltà delle nostre proposte.

RICOSTRUIRE I VERDI
Il prossimo anno alle elezioni europee non servono le firme per noi, essendo un partito europeo, e non si vota un Governo.

Andare con il simbolo Verde, preparando le liste per l'autunno e programmando iniziative a tappeto per ogni dove per ricostruire gruppi locali coesi e attivi su alcuni pochi obiettivi condivisi. Autonomi, aperti, in totale controtendenza, ma con sole relazioni europee e mondiali per un futuro sostenibile. Anche se rimanesse lo sbarramento del 4%, che forse la Corte Costituzionale toglierà in autunno.

No invece a ulteriori tentativi politicisti, ad alleanze spurie, nemmeno con i radicali ultra liberisti e pro OGM Il nostro marchio deve essere riconoscibile. Questo è l'investimento da fare.

Difficile, faticoso, ma potrebbe suscitare nuove energie. Se esistono in questo paese.

Se il mondo della green economy, dell'ambientalismo, si accontenta di fare lobby o vuole contribuire al necessario cambiamento? Lo vedremo presto.

Il tentativo alle europee va fatto.

Altrimenti il rischio di ulteriore parcellizzazione e indebolimento porterebbe a una lunga notte oscura.

RICOSTRUIRE UN NUOVO CENTROSINISTRA
Necessario farlo ma non dipende da noi se non in minima parte.

I soggetti attuali sono inadeguati. Gli eletti sono perlopiù coloro che hanno portato a questa sconfitta storica.

La visione teorica va totalmente cambiata. Abbandonare il liberismo temperato, avere una visione sociale ed ecologista.

Non parliamo della pratica. La nefasta idea di un partito a vocazione maggioritaria ha portato al disastro attuale.

Anche ai livelli locali, dove ci possono essere eccezioni positive, non va meglio.

Il Presidente della Regione Emilia-Romagna che ignora i componenti della alleanza che lo ha eletto.

Il Sindaco di Bologna che viene meno agli accordi politici per il suo sostegno al secondo turno sono esempi negativi.

Ci sono esperienze locali davvero positive? Soli in quei casi val la pena impegnarsi.

In ogni caso questo processo deve vederci interessati solo se ci sarà un radicale cambiamento di quello che fu il centro sinistra e la sinistra tutta, che al momento non si vede all'orizzonte.

E noi possiamo dare una mano a questo auspicabile processo solo se per primi ricostruiamo i Verdi come presenza autonoma e con una propria identità europea e mondiale.

Ha da passà a nuttata!

VIVA I VERDI!

Paolo Galletti

4 commenti:

  1. Interessante. risponderò , forse, nel merito, con metodo critico e libero. Non sono più - non sono ancora ? - nei Verdi. Una domanda, posso lasciarla : siamo sicuri, sei sicuro, Paolo, che l' ecologismo dei Verdi non debba essere ripensato profondamente ? e cambiato, anche? su un fianco del ragionamento : se vogliamo chiamarla ancora sinistra, non bisogna toglierla dalla modernità ? o almeno dalla modernità capitalistica ? saluti. fabrizio bertini

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  2. Certo,va ripensato. Usando anche istanze cosiddette fondamentaliste. E la modernità capitalistica con il cambiamento climatico giunge davvero al capolinea. E l'urgenza di difenderci ci obbliga a metterci insieme con tanti trovando urgenze comuni.

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  3. Nonostante tutti gli errori fatti e citati, non c'è autocritica. Pare che sia tutto dipeso da altri: da Renzi, dalla crisi del centrosinistra, dagli alleati brutti e cattivi (e allora perché ci si allea ancora?), dal marketing, dalla resistenza al cambiamento. Tutto, ma i Verdi sono nel giusto. Che lo siano come tematiche e come idee è quasi certamente vero. Però evidentemente l'azione politica non è stata efficace, le persone non sono gradite agli elettori, il modo di comunicare è sbagliato, le alleanze nefaste.
    Bisognerebbe trarne altre conclusioni.

    Il 24 maggio, a Bologna, Marco Affronte ha organizzato un momento di incontro per capire chi abbia voglia di provare ad uscire da questa situazione politica aberrante, dove sembra possibile aspettarci qualunque cosa tranne qualcosa di positivo per l'Italia e per l'ambiente. Negli ultimi mesi, sia prima che dopo il 4 marzo, è facile trovare su internet tante persone che si dicono pronte ad una nuova esperienza, che si dichiarano disponibili ad un rinnovato impegno, che sembrano solo in attesa di un segnale. Lo stesso Affronte ha ricevuto moltissimi messaggi diretti che chiedevano di "fare qualcosa". 
    D'accordo, ha voglia di "fare qualcosa", e crediamo che sia indispensabile provarci. Non vorremmo mai pentirci di non averlo nemmeno tentato. Ma da solo non può fare proprio nulla. Non è più il tempo della politica delegata, comoda, metto una crocetta su una scheda e via. Meno che mai potrebbe esserlo in una fase di rinascita come questa. Non ci piace neanche la politica del marketing, che assomiglia alla pubblicità di un detersivo. Dobbiamo contarci. Dobbiamo guardarci occhi negli occhi e vedere se, effettivamente, siamo abbastanza motivati per iniziare un percorso, che sarà lungo e difficile. 
    Secondo noi oggi si riparte da zero, con persone nuove e con idee diverse da quelle dominanti.
    Servono persone che abbiano come priorità la sostenibilità e ben chiari concetti come limiti delle risorse e della crescita, e che sentano necessità di un progetto di equità sociale, economica, ambientale e istituzionale per la costruzione di un nuovo modello. 
    Serve la proposta di un sistema alternativo, non basato esclusivamente sul consumo materiale e delle risorse naturali, ma su valori e principi saldi: il rispetto per la vita e per l'ambiente, la felicità e la realizzazione personale come obiettivo, la pace e la dignità dell'uomo come condizioni base.

    Chi ha voglia di provarci venga il 24 maggio 2018 a Bologna.
    Contiamo(CI) e proviamoci.

    QUI L'EVENTO: https://www.facebook.com/events/963123640509891/

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  4. se leggi bene c'è molta autocritica.
    Se le conclusioni sono le renziane rottamazioni e ricominciare da zero ..mi paiono conclusioni già viste e poco attrattive.
    Personalismi,uomini della provvidenza già malamente sperimentati.
    Almeno si ricominci da tre ( Troisi..)

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