Quello che, però, stupisce, è che nessuno stia cercando di analizzare questa crisi a fondo e che, quindi, nessuno stia mettendo in discussione l'attuale modello di sviluppo. Sembra che tutti stiano tentando di dare delle risposte al problema utilizzando lo stesso modello che lo ha creato. Ma è proprio necessario che un prodotto agricolo faccia centinaia di chilometri, in balia di una grande distribuzione che non è altro che una delle manifestazioni più eclatanti dell'anima antiecologica dell'attuale modello di sviluppo?
Esistono anche altre risposte.
C'è chi si muove al di fuori di questo sistema. Chi si impegna per un'agricoltura di qualità, biologica o biodinamica, legata al territorio e alle produzioni tipiche e locali. Chi crede che il “km 0” sia non solo il nuovo slogan alla moda, ma un modo di vivere diversamente l'agricoltura.
Sui territori sono nate esperienze significative e sempre più rilevanti. A Lugo di Romagna e a Faenza, ad esempio, si svolge settimanalmente il Biomarché, mercatino del biologico, mentre, sempre a Lugo, ogni giovedì si ritrova il LuGas (Gruppo di Acquisto Solidale). Altri Gruppi di Acquisto sono attivi in altre località del provincia Ravenna, così come in tante altre realtà della Romagna. In queste occasioni i produttori biologici locali possono vendere direttamente i loro prodotti, dialogare con i consumatori ed eventualmente adattare la propria produzione alle esigenze del mercato locale, tutto questo riscoprendo un'agricoltura scevra di impatti negativi sull'ambiente. Non a caso, in quest'epoca di crisi economica che va oltre alla crisi delle pesche, il settore del biologico resiste.
Gian Luca Baldrati
Nessun commento:
Posta un commento