La relazione dell'Arch. Monica Cesari, dirigente dell'Area Territorio dell'Unione dei Comuni, durante il Consiglio Comunale di Conselice del 17 dicembre scorso da adito a confusione e rende complessa una situazione che complessa non lo è nata.
Per capire bisogna fare qualche passo indietro.
Innanzi tutto i tempi
La V.I.A. regionale che ha autorizzato il progetto Matrix contemplava un crono programma in cui si prevedeva di completare le opere necessarie in 12 mesi dal rilascio delle autorizzazioni pertinenti. Dall'allegato di asseverazione del permesso di costruire, si evince che la natura delle opere consistevano in “ampliamento di capannoni e ristrutturazione dell'intero sito esistente”. Tempo previsto per tali interventi strutturali 7 mesi, per completare invece le opere elettromeccaniche, gli impianti di aspirazione e depurazione aria e di trattamento acque erano contemplati altri 5 mesi.
A partire poi dall'ottavo mese, cioè finiti gli interventi strutturali e 4 mesi prima della fine lavori, l'azienda poteva iniziare l'attività di approvvigionamento dei rifiuti. A fine lavori OdA avrebbe dovuto chiedere la conformità edilizia e agibilità e dato che i rifiuti presi in carico debbono subire un processo di maturazione di circa 3 mesi si sarebbe trovata in grado di iniziare subito il trattamento degli stessi in quanto questi non possono essere stoccati per più di 6 mesi non essendo lo stabilimento autorizzato come discarica (R13), bensì come attività di recupero (R5).
Il nodo della classe sismica
Il progetto autorizzato, come lo stesso proponente dichiarava, prevedeva la classe sismica III. Il proponente però a ottobre 2014 fa richiesta di autorizzazione sismica in classe II.
L'Ufficio sismica dell'Unione avrebbe dovuto verificare la piena coerenza con quanto dichiarato nel progetto autorizzato in sede di V.I.A. e vista la non coerenza rigettare tale richiesta, invece concede l'autorizzazione in classe II.
Da qui, a cascata, nasce tutta una serie di problemi che fanno diventare complessa una questione che complessa non era in quanto fin da subito era chiaro che lo stabilimento era in classe sismica III, perché così lo prevedeva il progetto autorizzato e non c'era bisogno di chiedere per oltre un anno lumi a nessuno.
Ottenuta l'autorizzazione in classe II, OdA costruisce l'ex novo comunque in classe III e chiaramente non fa nessun adeguamento sismico sull'esistente, cosa che, oltre ad avere costi notevoli, avrebbe comportato tempi molto lunghi.
Arrivano i rifiuti
Così in previsione di tempi brevi per il fine lavori, siamo all'ultima decade di maggio 2015, l'azienda inizia a prendere in carico i rifiuti e chiede la conformità edilizia e l'agibilità a cui è subordinata l'inizio della vera e propria attività di trattamento e recupero delle scorie.
Una volta che gli Uffici dell'Unione si sono resi conto dell'errore commesso, dato che più di un soggetto ( Verdi, C.A.S.T.A. e Sindaco di Conselice) si stava muovendo su tale questione, avrebbero potuto uscirne con un provvedimento “in autotutela” di annullamento dell'autorizzazione esponendosi, forse, al rischio di richiesta danni da parte di OdA.
Il condizionale è d'obbligo in quanto anche l'azienda ed i tecnici di cui si è avvalsa per la sismica non dovrebbero essere scevri da responsabilità. L'Unione invece, di responsabilità, non si prende le proprie, fa il giro dell'oca e attraverso percorsi tortuosi arriva dopo un anno ad affermare che la classe sismica pertinente è quella III fissando un tempo di adeguamento di circa 180 o circa 240 giorni a seconda delle strutture oggetto di adeguamento.
Senonché OdA già da fine maggio ha iniziato a prendere in carico le scorie le quali, non potendo essere trattate per via della non agibilità dello stabilimento e non potendo essere stoccate per più di 6 mesi dovrebbero essere ora allontanate.
Uno "strano" documento dell'Unione
E qui i tecnici dell'Unione compiono il secondo passo falso concedendo un fantomatico “Certificato di Conformità Edilizia e Agibilità ricognitorio”, locuzione che pure il mio computer si ostina a non riconoscere corretta. Tutto ciò in contraddizione con quanto la stessa Cesari afferma nella sua propria relazione sempre del 17 Dicembre e cioè che le opere di adeguamento “devono avvenire prima della richiesta di agibilità”, cosa d'altronde da tempo ben nota a tutti gli addetti ai lavori. Questo sarà un ulteriore appiglio per il C.A.S.T.A che ha scelto la via dell'esposto alla Magistratura.
L'Unione ha dato prova di non essere all'altezza dell'esercizio delle funzioni che gli abbiamo delegato, fra l'altro con costi superiori rispetto a quando erano in capo al Comune, e il nostro Sindaco prendendone le difese si assume responsabilità dirette.
Ma il Sindaco di Conselice...
Il sindaco è “autorità sanitaria locale”, e in questa veste, ai sensi dell'art. 32 della legge n. 833/1978 e dell'art. 117 del D. Lgs. n. 112/1998, può anche emanare ordinanze contingibili ed urgenti, con efficacia estesa al territorio comunale, in caso di emergenze sanitarie e di igiene pubblica. Dato che fino ad adeguamento sismico ultimato lo stabilimento OdA non potrebbe avere l'agibilità e non potrebbe quindi procedere al trattamento delle scorie, di cui parte sono rifiuti pericolosi, che tali rifiuti non possono essere stoccati per più di 6 mesi come prevede la V.I.A., che non è pensabile che i lavori di adeguamento avvengano con l'attività produttiva in atto sottoponendo gli addetti ai lavori a rischi per la salute, che in caso di evento sismico se le strutture non adeguate collassassero si potrebbe prefigurare il reato di disastro ambientale colposo, il nostro Sindaco sarebbe tenuto ad emettere ordinanza di chiusura cautelare dello stabilimento fino a lavori di adeguamento sismico ultimati e di allontanamento delle scorie già prese in carico.
Il Sindaco dovrebbe inoltre farsi garante del rispetto di quanto previsto al “Allegato Condizioni dell'A.I.A. - Sezione C che prevede, in merito all'insediamento OdA, organizzazione di eventi di informazione/discussione con autorità e cittadini e apertura degli impianti al pubblico.
A fronte di tutto ciò sarebbe auspicabile che le forze politiche che hanno rappresentanze nei vari consigli comunali, provinciale e regionale smettessero, le opposizioni, di fare il gioco del tiro al piccione e, le maggioranze, quello del tiro alla quaglia, attività fra l'altro di per sé detestabili, e si indirizzassero su scelte più opportune per raggiungere l'obbiettivo e non scegliere l'obbiettivo più opportuno per esserci.
Il riferimento è al perseverare sulla richiesta alla Regione di riapertura di una V.I.A. che il T.A.R. ha riconosciuto corretta.
Luciano Lama (Esecutivo provinciale Verdi)
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